Vi sono degli aspetti della violenza che sono a volte trascurati e che non servono a giustificare, bensì a chiarire l’enorme pericolo che le donne (ma anche gli uomini) corrono ogni giorno, spesso inconsapevolmente.
- Un uomo pensa (e quindi agisce) con delle modalità diverse da quelle di una donna. La donna non può paragonare il suo atteggiamento di fronte ad un evento, credendo ingenuamente che un uomo “pensi” come lei.
- Un uomo per natura prova piacere nel provocare dolore, se apparentemente molti uomini non lo dimostrano con i fatti (e a volte neanche se ne rendono conto) è perché sono stati educati ed istruiti a reprimere tale predisposizione, ma “il file” in questione è comunque presente nel loro “elaboratore mentale”.
- Un uomo può essere “utilizzato” da una donna per auto-punirsi. Ad esempio vi sono dei casi in cui (in modo aberrante e vizioso) una donna inconsciamente si predispone a subire una violenza, per espiare un senso di colpa.
- Un uomo “attivato in modalità predatoria” (cioè posto in stato di forte eccitazione, in una situazione in cui si può disinibire) è una belva feroce che non ha remore a “distruggere l’oggetto del suo desiderio”.
- Un uomo, invecchiando, non perde alcuna delle sue peculiarità!
- Una donna stimolata da invidia o possesso può sviluppare un comportamento violento e spietato, divenendo pericolosa come un uomo, agendo però con dinamiche più sadiche (per aumentare il pathos dell’aggressione).
- La belva più feroce del mondo è la madre che difende i propri figli.
In una società civile vi sono dei rapporti sociali e famigliari di reciproco rispetto e vi è un po’ per tutti la tranquillità derivante dal sapere di “potersi fidare”, di non dover sempre stare in allerta. Ma ciò non toglie che insite nell’animo umano vi siano delle incancellabili prerogative bestiali, che si possono manifestare laddove vi siano le condizioni predisponenti: disagio, maleducazione, menefreghismo, vizio, depravazione, uso di sostanze stupefacenti ecc.
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Immagini tratte dalle opere della pittrice Costanza Costamagna.
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