Il piacere di provare un’emozione importante per qualcuno stimola a “proiettarsi” verso l’altra persona, come se i pensieri di entrambi potessero fondersi in uno solo.
Se vi è sintonia e complicità, questo legame è reciproco e il rapporto si consolida.
Se l’altra persona ignora o rifiuta il messaggio, ci si può sentire incompresi, abbandonati, isolati o rifiutati.
La delusione può essere elaborata e superata con intelligente educazione, oppure può essere “ingoiata” viziosamente e nascosta nelle profondità viscerali (a volte si mettono in atto degli atteggiamenti autolesionistici).
Quando non la si riesce più a gestire, si cerca di estrarla da se stessi, invidiando chi è riuscito a stabilire il rapporto al posto nostro e, essendo un istinto incontrollato, stimola il lato perverso dell’animo umano.
Ci si sente derubati di un bene prezioso, violentati nei sentimenti, gelosi di qualcuno che fa i comodi suoi con chi amiamo. Si cerca di sopprimere, distruggere con sadismo, “epurare” con accuratezza chi ci sta facendo soffrire, senza rendersi conto che la sofferenza è provocata da meccanismo interno a noi stessi.
Accecati dall’odio si agisce in modo da provocare all’altro il massimo della sofferenza, come se così fosse possibile toglierla da noi, e si arriva a volte a distruggere non solo il rivale, ma anche la persona amata.
Un tormento irrisolto non ha fine, l’angoscia può essere suscitata da un atteggiamento, uno sguardo, un ricordo e se non si è maturato in modo sano il conflitto, in un istante la violenza è di nuovo innescata.
Articolo correlato
Leave a Comment