“Nacqui” nel Karate e promisi di sostenerne l’essenza e la diffusione.
In questi quasi quarant’anni sono entrato in intima sintonia con lo spirito che animò Gichin Funakoshi, artista della poesia, ideatore del karate moderno, Shotokan, fautore con i suoi maestri Anko Itosu e Anko Asato, dell’inserimento dello studio e della pratica del Karate fin dalle scuole elementari (1901).
Il Karate Shotokan di Okinawa:
- Non è uno sport.
- Non è l’arte marziale dei samurai (che erano la “polizia” dello stato sovrano).
- Non è spaccare tavole e mattoni con le mani.
- Oggi nel nostro contesto non è riscontrabile un approccio al Karate simile a quello di Okinawa alla fine del XIX secolo.
Prima del Karate, prima del Giappone, prima di tutte le arti marziali moderne, nel XIX secolo, ad Okinawa (isola appartenente all’impero nipponico ma influenzata culturalmente e commercialmente dalla Cina), Gichin Funakoshi, come tutti i giovani della sua età, praticava assiduamente la lotta a terra: il TEGUMI (parola i cui ideogrammi sono l’anagramma di Kumite che è il combattimento del Karate.
“I ragazzi cominciano a giocare alla lotta non appena sono abbastanza grandi da giocare a qualsiasi cosa. La lotta non solo mi ha regalato molte ore di divertimento quando ero giovane, ma credo che mi abbia aiutato a sviluppare la forza muscolare e la volontà che sono così utili nel Karate. È difficile pensare ad un modo migliore della lotta per imparare a difendersi contro più di un avversario”. Gichin Funakoshi
Da notare che, come me, Gichin Funakoshi di mestiere fosse insegnante (era assistente dell’insegnante delle classi elementari), Gino Bianchi, che introdusse in Italia il Jiu-jitsu (l’arte marziale dei samurai) era collaboratore scolastico, Helio Gracie (ideatore del Brasilian Jiu-jitsu) perfezionò il suo sistema di combattimento a terra, insegnando Jiu-jitsu come “supplente” di suo fratello Carlos. Si nota che spesso la fondazione e il perfezionamento dell’arte appartiene a chi insegna.
Le tecniche del Karate Shotokan, insegnate ai civili (Gichin Funakoshi in ciò era coadiuvato dalla moglie che adattò la difesa personale in special modo per le donne), si discostano dalla teoria formale dei kata, trovando invece il massimo di efficacia con il minimo sforzo, tenendo conto del contesto di un combattimento reale in cui si è costretti a difendersi a mani nude.
Questo aspetto bellicoso e non sportivo ora è stato sviluppato ed evoluto dal Krav Maga (ideato da Imi Lichtenfeld, eccellente campione sportivo nelle arti marziali e acrobata circense di altissimo livello che, notando la discrepanza tra lo sport e la realtà della strada, si impegnò a trovare quali tecniche e con che modalità fossero proficuamente applicabili in conflitti reali, civili o militari).
Tutte le arti marziali, applicate alla realtà del combattimento da strada (cioè un conflitto in cui è in gioco la salute o la vita stessa) sono altrettanto valide e in continua evoluzione. Oltre alla forza e alla preparazione tecnica, è la psicologia, cioè la volontà e la motivazione di chi combatte, a fare la differenza nell’esito di un conflitto.
I Maestri fondatori (tutti artisti e insegnanti) dimostrano che lo sviluppo sta nello scambio di idee, nel dialogo, nell’aggiornamento senza pregiudizi e nell’accettazione della realtà di chi si è e del contesto in cui ci si trova.
- Quando pratico Brasilian Jiu-jitsu, pratico l’arte marziale del “ragazzo” Gichin Funakoshi;
- Quando pratico Jiu-jitsu, apprendo l’arte “perfetta” dei samurai (avversari eccellenti professionisti con cui i civili di Okinawa dovevano spesso confrontarsi);
- Quando pratico Krav Maga, ritorno alle lezioni “serali” che Gichin Funakoshi e sua moglie tenevano ai concittadini perché si potessero difendere anche contro gente armata.
Tutto è Karate, se lo si è.
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