Il turbamento è uno scompiglio che crea disordine nel profondo inconscio, innescando un processo psicomotorio tramite il quale la mente cerca di ripristinare la quiete.
Il messaggio di stress induce un istantaneo bisogno di mettere in atto un’azione di ripristino: “sento prudere = mi gratto”, “sento dolore = mi ritraggo”, “sento un profumo piacevole = lo inspiro a fondo” ecc.
Funziona come il codice dei numeri binari, quelli con cui si programmano i computer:
- 1 acceso
- 0 spento
Ci sono solo due alternative interiori: vi è quiete – vi è inquietudine.
La qualità dell’agitazione è relativa al senso di benessere o di malessere associato all’evento: un disagio morale o un disturbo fisico sono stress negativi e la soluzione verte a trovare la tranquillità, curandoli; un’eccitazione piacevole è uno stress che spinge a soddisfare l’ottenimento dell’oggetto del desiderio; ma, in entrambi i casi, indipendentemente dalla qualità, la tendenza è di riportare la pace.
A cosa serve il turbamento?
Mettiamo dell’acqua limpida in una scodella, poi gettiamoci dentro una manciata di sabbia: l’acqua prima diventa torbida, poi torna ad essere limpida, mentre la sabbia si deposita sul fondo, formando un particolare paesaggio di dune e avvallamenti. Se scuotiamo la scodella, il processo si ripete, ma il nuovo paesaggio finale sarà diverso dal precedente.
- L’acqua limpida è la coscienza di esistere, è l’anima che dà vita alla persona.
- La scodella è il contenitore dell’anima (mente-corpo, a loro volta inseriti nel contesto del mondo, con le sue leggi fisiche e sociali).
- Il paesaggio in continuo mutamento è la “comunicazione” tra la coscienza individuale e l’universo che ne supporta e struttura l’esistenza.
L’acqua da sola nella sua trasparenza sarebbe una “coscienza incosciente”. Quando vi è comunicazione la coscienza si turba e si genera la comunicazione.
La vita è una infinita comunicazione binaria con un paesaggio in costante eterno rinnovamento.
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