Vi sono dei segnali di allarme che possono essere presi in considerazione quando si frequenta una persona, in genere un adolescente, ma può essere anche un adulto, sta vivendo un periodo depressivo, rischiando di incorrere in comportamenti autolesionistici (fino al suicidio) o fanaticamente platealmente aggressivi verso gli altri (esempio le stragi nelle scuole ecc.).
Si nota un cambiamento nel comportamento: in genere il soggetto manifesta una bassa autostima, accompagnata da elevato narcisismo, ma su una base caratteriale fragile. Il comportamento aggressivo è impulsivo.
La cura personale diminuisce, la scarsa attenzione per se stessi può far incorrere in incidenti frequenti.
Alterna momenti di vergogna ad altri di elevatissima rabbia, causati dalle prese in giro dei pari età e per gli insuccessi (a scuola, sul lavoro, sentimentalmente).
La situazione può essere aggravata da eventuali violenze subite in prima persona o viste nell’infanzia, precedenti episodi simili (tentativi di suicidio, comportamenti violenti) e ovviamente l’uso di sostanze stupefacenti o abuso di alcolici.
Vi possono essere delle concause scatenanti, come ad esempio la difficoltà di elaborare un lutto, una dolorosa separazione o un difficile cambiamento di vita, che stimolano la fuga da una situazione ritenuta intollerabile; inoltre è importante il fattore di emulazione, immedesimandosi in altri che compiono le stesse gesta.
In alcuni casi si scrivono le proprie ultime volontà, oggi le si pubblicano sui Social Network.
I precedenti segnali possono essere presenti in numero più o meno elevato (raramente tutti insieme), in genere sono mascherati da un comportamento “apparentemente normale” da cui però traspaiono improvvisamente.
Fin dalla prima fase depressiva si notano cambiamenti nel ciclo del sonno e dell’alimentazione.
Chi si accorgesse di questi campanelli d’allarme, su un’altra persona, ma anche su di sé, essendone ancora cosciente, dovrà condurre rapidamente ad una adeguata cura riabilitativa, indispensabile per evitare il degenerare della situazione.
Si dovrà innanzitutto agire sul piano affettivo e sull’autostima, scaricando in modo virtuoso l’aggressività repressa.
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Tratto dagli stenoscritti delle lezioni di Neuropsichiatria del prof. Roberto Curia (Università degli studi di Genova – sede di Casale Monferrato).
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