Stenografia: per non dimenticare

Sinalefe stenografica

Alterare l’ortostenocalligrafia del sistema, mantenendone la forma mentis, ma applicando un’abbreviazione istintiva.

In stenografia vi sono delle regole grammaticali basate sulla logica grafica:

un segno contropendenza è lento, un angolo acuto è più veloce di un angolo ottuso, ma è più difficile da farsi bene in velocità, un segno rafforzato verso l’alto fa perdere molto tempo, i cerchietti sono agevoli se sono scritti fuori dagli angoli, ogni stacco di mano fa perdere tempo ecc.

In genere poi le abbreviazioni si basano sulla posizione dell’accento tonico: quindi in una parola tronca si manterrà la vocale finale, mentre una parola tonica potrà essere abbreviata alla vocale accentata, omettendo anche la consonante successiva oltre che la vocale, e così via a seconda delle peculiarità del sistema (il sistema Meschini mette un puntino per indicare che una parola è sdrucciola, può quindi abbreviare in modo diverso rispetto ad esempio al Cima, dove però si usano le cosiddette “desinenze”, semplici e complesse, che costituiscono un altro modo di abbreviare).

Da qui già si comprende perché senza una base solida, stenografia non la si impara e tanto meno la si può utilizzare in velocità; ma con una base ben strutturata, stenografia diventa una “forma mentis” che sarà utile in qualunque campo della vita.

Veniamo all’argomento del giorno: alterare una regola perché ci permette di scrivere più veloce, rispettando la leggibilità dello stenoscritto.

Per non “dimenticare”

Sistema Cima

Nel sistema Cima la parola dimenticare si dovrebbe scrivere: DIMEN (sulla linea base) TIC+R (desinenza, fatta con la T allungata del doppio).

La velocità del segno alto (ticar) è notevole, ma la lentezza della parte radicale (dimen) con la MEN decisamente lenta, invalida la velocità acquisita in alto. Uno stenografo però, tanto più in velocità, non “sente” dimen, sente il “ment” (una delle desinenze che chi ha imparato il sistema Cima si ricorda di più, al punto da continuare ad usarla negli appunti in italiano anche se non sua più stenografia). E allora pensiamo ad alterare un po’ il suono, in modo tale che la parola sia scritta: DI (sulla linea base) Ment+TicR a desinenza. La velocità è abbastanza simile al metodo classico, ortostenocalligrafico, ma la “forma mentis” che dicevamo prima, probabilmente sente e predilige la seconda che, essendo istintiva, non rompe il ritmo della scrittura e quindi agevola la velocità scrittoria.

Dal punto di vista poi della leggibilità, non vi sono dubbi sul fatto che si capisca al volo quale parola sia.

Quindi, pur confermando che il metodo codificato è abbastanza veloce, io non solo non escludo, ma appoggio il secondo modo, che chiamerei “sinalefe stenografica” in quanto il “ment” e il “tic” condividono l’unica T, anzi, con un estremismo (che non consiglio) si potrebbe addirittura allungare la “e” di “ment” facendola interpretare lei stessa la R, questo però è veramente eccessivo.

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