Nella seconda metà del XVI secolo, il Samurai Oda Nobunaga condusse una serie di campagne militari che lo portarono a conquistare gran parte del Giappone.
Era quella un’epoca in cui in Giappone giunsero alcuni missionari gesuiti portoghesi.
Anche fra i samurai vi furono parecchie conversioni al cristianesimo, ma la scarsità di sacerdoti portò ad un’usanza particolare: la ritualità comune dei cristiani appartenenti alle opposte fazioni.
Prima di un’importante battaglia, i samurai cristiani, pur acerrimi nemici in altri momenti, si riunivano insieme per la benedizione.
Il cristianesimo fu un’importante novità giunta dalla lontanissima Europa ma, come ben ci ricorda il regista Akira Kurosawa nel film Kagemusha l’ombra del guerriero, ispirato alla vita di Takeda Shinghen (spesso avversario di Nobunaga), vi sono altre “esotiche” influenze dell’Occidente rinascimentale nel Giappone feudale: vino e cibi tipici dell’Europa erano apprezzati dai giovani aristocratici giapponesi che volevano distinguersi dagli arcaici conservatori; inoltre vi fu l’introduzione delle armi da fuoco.
Alcuni naufraghi portoghesi diedero due archibugi in dono al Daymo (Signore Feudale) che li trasse in salvo e li ospitò; gli abilissimi artigiani del metallo ne riprodussero delle copie esatte, migliorandone le caratteristiche tecniche.
Da quel momento l’archibugio divenne una delle armi dei Samurai e fu proprio Nobunaga a portare su vasta scala in battaglia il nuovo corpo militare, ideando anche una geniale, benché ancora rudimentale, forma di “fuoco a rotazione”.
Tratto da Stephen Turnbull “I guerrieri samurai” edizioni Fratelli Melita
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