Il rimprovero va focalizzato sul comportamento problema, non su chi lo causa.
Docente ad alunno che disturba: “Cantare ad alta voce a scuola durante la verifica di matematica disturba tutta la classe, smettila o sarai punito come da regolamento”.
Nella frase ci sono:
- riferimento alla regola
- motivazione
- l’ordine impartito dall’autorità
- l’applicazione della sanzione
- la sanzione è congrua all’infrazione.
Docente all’alunno che disturba: “Piantala di rompere, oggi non ti sopporto più, mi hai fatto perdere la pazienza, vorrei mollarti quattro ceffoni”.
Se si perde la pazienza e si adotta una risposta simile al comportamento di disturbo (ad esempio insultando, urlando, minacciando ecc.) si fa il gioco del disturbatore, che probabilmente voleva attrarre su di sé l’attenzione per dimostrare il suo potere ed ottenere il predominio.
Ogni comportamento ha un significato che varia in base al contesto in cui avviene.
Per capire qual è l’origine del problema è utile identificare i fattori antecedenti e conseguenti all’evento, non soffermarsi solo sull’evento di per se stesso.
Il comportamento è il “problema”, il problema non è chi lo attua. Se una persona si comporta in modo inadeguato, disturbando, infastidendo, facendo del male ad altri, per poter intervenire con un rimprovero consono alla situazione, bisogna essere oggettivi, senza farsi trasportare dall’umore e dai pregiudizi.
Articolo correlato:
Grafologia: a che età si sviluppano i pregiudizi etnici
Leave a Comment