La parola “disoccupazione” è composta dal prefisso “dis-” che significa “anomalo”. Se vi è un perido di vita “non normale” le persone sono stimolate a cercare una soluzione che permetta loro di rimanere all’interno della propria comunità.
Recentemente “disoccupazione” è spesso sostituita dalla parola “esubero” che però non ne è sinonimo!
“Esubero suggerisce un’idea di permanenza e alla normalità di questa condizione […].
Essere in esubero significa essere in soprannumero, non necessari, inutili, indipendentemente dai bisogni e dagli usi che fissano lo standard di ciò che è utile e indispensabile.
Gli altri non hanno bisogno di te, possono stare senza di te e cavarsela altrettanto bene, anzi meglio.
Non vi è motivo evidente che tu ci sia e nessuna giustificazione ovvia alla tua rivendicazione del diritto di esserci.”
Zygmunt Bauman – Vite di scarto – Edizioni Laterza
Esubero quindi significa che è “normale” essere rifiutati dalla propria comunità.
Ci si sente estranei, si provano sentimenti di delusione e sconforto, si perdono le speranze e, non avendo più nulla da perdere o da condividere, si può anche essere invogliati a comportarsi in modo criminoso.
Le parole hanno il potere di modificare il modo di pensare e di agire, si insinuano nel subconscio, cambiando le relazioni sociali e personali.
Articolo correlato
Leave a Comment