Le relazioni sociali sono influenzate dal carattere e dall’educazione della persona, ma sono anche il frutto della mentalità dell’etnia di appartenenza.
Solo il 7-8 % della comunicazione è verbale, infatti la comunicazione è soprattutto non verbale (postura, atteggiamento, movimenti corporei istintivi, emissione di ormoni ecc.) e in gran parte para-verbale (tono di voce, sguardo).
Di seguito, a memoria, cito un aneddoto che raccontò la prof.ssa Anna Maria Carena Acino, stimata docente di Grafologia all’I.S.F.E.S. di Torino.
“Mi trovavo da sola in una stazione ferroviaria in Inghilterra, allora ero una ragazza poco più che adolescente; ad un certo punto mi sentii male e dovetti coricarmi su una panchina. La gente passava evitando lo sguardo e non chiedendomi nulla. Io non capivo perché fossero così distaccati. Per fortuna mi ripresi e tornai presso la famiglia inglese che mi ospitava. Narrai l’accaduto, sottolineando lo stupore e anche la rabbia perché nessuno si era curato di me. Con tranquillità loro mi spiegarono che per gli anglosassoni la privacy è estremamente importante. Avendo visto una ragazza sola, sofferente su una panchina, tutti si sono astenuti dal soccorrerla perché lei non ha chiesto aiuto. Hanno rispettato il suo silenzio. Mi dissero che io avrei potuto avere molti intimi motivi per non voler essere aiutata (ad esempio avrei potuto essere incinta e non volerlo far sapere), perciò loro, senza il mio esplicito consenso, non si sono sentiti in diritto di intervenire. Nel contempo io, orgogliosa e timorosa di fronte al loro atteggiamento, non ho chiesto nulla, perché a mia volta, avendo un carattere latino, per me è scontato soccorrere gli sconosciuti“.
Un evento accaduto ormai parecchi decenni fa, ma sempre più attuale anche al giorno d’oggi.
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