Un bambino intuisce l’importanza di ciò che accade, percependo lo stato d’animo degli adulti.
Gli adulti provano particolari emozioni: la gioia per una grande vittoria, l’angoscia per una tragedia, la soddisfazione per un risultato atteso a lungo, e, a specchio, le trasmettono al bambino.
Se da un lato questo fenomeno è utile per dare un “peso” ai fatti, dall’altro la qualità emotiva con cui gli avvenimenti sono trasmessi è relativa al modo di vivere e di pensare degli adulti e non del bambino inteso come individuo a sé.
Ad esempio, se alcune persone ne maltrattano altre, il bambino che assiste alla scena può giudicare l’evento come “buono o cattivo” a seconda che gli adulti di riferimento siano contenti oppure spaventati o irritati dalla cosa.
Crescendo, il bambino, divenuto adulto, avrà magari modo di appurare che l’atteggiamento dei genitori era errato oppure che non è più adeguato alla nuova epoca e potrà quindi rendersi libero di pensare e di agire in modo diverso. Ma nel suo profondo vi sarà sempre l’imprinting percepito di riflesso nell’epoca del primo sviluppo e per lui sarà molto difficile scindere la realtà oggettiva dalla percezione personale automatizzata tanti anni prima.
Sarebbe quindi opportuno che l’individuo adulto facesse dei percorsi interiori per riconoscere quanto il futuro sia “colorato” da pennelli intinti nel passato, in modo da rivivere i fatti del passato, dando loro una tonalità più consona al pensiero maturo e meno inquinata dall’emotività infantile.
Leave a Comment