Guarda in alto, come un dito di luce puntato sul cuore, la luna piena di primavera penetra, con un raggio velato da fosche nubi, nell’intimo dell’esistenza terrena:
Plenilunio di primavera
Brucia il tabacco nel nero fornello
gusto di vino in notturno bicchiere
profumo di stalla vaga nell’aria
raglio, muggito son unici suoni
intercalati al piano chiocciare
delle galline sul trespolo strette;
fende finestra un raggio di luna,
l’aia riposa la dura fatica
ferma la zappa al muro s’appoggia.
Spento lo sguardo accendo il pensiero
rivolto al ricordo d’antica gente,
silente qui torna con forma d’ombra,
eco di voci mai spente dal tempo.
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