Due ali per un cencio
Lenta l’ombra s’affonda
sola in baratro cade
oscuro regno di Ade
la seguo come un’onda;
urlo senza speranza
protendo le mie membra
toccarla ora mi sembra
arpiono la distanza,
ma sfugge inesorabile
verso suo triste mondo
anch’io inerte affondo
dannato irreparabile,
come pietra immota
come ancora gettata
anima rifiutata
rifiuto nella mota.
Girotondo senza fondo.
“Ninfa vienmi a salvare!”
Compare nella nebbia
creata dalla sabbia
ferma il precipitare;
traendomi con forza
come un cencio appeso
in verticale steso
arida angoscia smorza
gelato di bruciore
coperto d’escrementi
esuvia di tormenti
torno ad aver calore
mi netta col sorriso
incanta la sventura
calma, estingue la paura
specchiandomi in suo viso.
Con linfatico ardore
il paesaggio è cambiato
viene ridisegnato
d’oceanico colore:
scende dall’alto nido
Aquila solitaria
dando al fiato l’aria
stempera muto grido;
parole di matita
e storie variopinte
vergate e poi dipinte
escono dalle dita.
La vela ha nuovo vento
ancora è levata
dentro brezza salata
il cencio non s’è spento.
🐌
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