Il dialetto piemontese deriva per quasi il 50% dal gallico, i nostri antenati di Bodincomago probabilmente parlavano latino e gallico mischiati insieme (vedi Asterix e Obelix parlavano in piemontese).
Se oggi dovessimo immaginare un dialogo tra antichi nostri progenitori, provenienti da varie zone italiche dell’impero romano e riuniti qui a Industria – Bodincomago per qualche evento (riti sacri per la Dea Iside), sentiremmo idiomi diversi, tutti interconnessi con il latino, il celtico e il greco antico, ma separati fra loro dalle usanze locali.
Così, nell’immaginario dialogo, potremmo oggi rappresentare in questo modo quei linguaggi:
Italiano: per rappresentare il latino
Siciliano: per rappresentare il greco (Magna Grecia)
Piemontese: per rappresentare il gallico
Inglese: per rappresentare il celtico
Francese: per tutte le altre possibilità mediterranee e antiche liguri
Veneto: per rappresentare il… veneto dell’epoca (fra i maggiori proprietari di Industria vi erano i membri della famiglia veneta degli Avilii, la stessa che fondò e diede nome all’attuale Aimavilles in Val d’Aosta)
A questi si aggiunga un piccolo inserimento peculiare della mia famiglia, dove, avendo anche un’origine statunitense (dell’Alabama) vi sono delle parole derivate dall’inglese che non sono presenti nel piemontese, ad esempio “tis” per dire “questo” (anziché il piemontese “qust”) oppure “sclint” per dire “limpido” (da “is clean”).
In una sola poesia ho raccolto questi “esperimenti linguistici” che faranno anche parte del mio prossimo libro (romanzo storico ambientato a Bodincomago nel I e II secolo d.c.).
La poesia tratta del primo istante tra anime affini: convibranimi. Cioè l’istante in cui chi è affine si capisce al volo e che poi rimarrà impresso (imprinting) per tutta la vita.
Jolie couleur de ma vie
Chidda bedda jurnata
che t’avei incontrata
dal destin a l’è çernua
par ‘n futur che sbarua
perché dov’è affanno
dove regna l’inganno
we are in the obscurity
and our genunine sensuality
dev’esser preservata
a volte mascherata
a l’è bastami ‘n mument
‘n tis to sguard sclint e cuntent
che ga riva drito al cuor
fugando anca ‘l dolor
je dis: ton charme est magie
jolie couleur de ma vie.
🐌
Nella fotografia: il famoso “satiro di Industria” (scuola pergamena, tardo ellenistica) in una originale immagine posteriore.
Bravo!
Mi é piaciuto molto l’imprinting che invece di essere alla nascita come per la paperella di Lorenz viene “regalato” per, ed in, un istante speciale!
Poi chissà come davvero parlava il vulgo, prendo per buono il tuo racconto.
Ri-Bravo!
Come si parlasse realmente non lo possiamo sapere, lo potremmo vagamente supporre (a Pompei sono state scoperte delle scritte, sui muri, in un latino già leggermente differente da quello coevo di Roma), ma lo scopo del libro è aiutare il lettore ad entrare in un concetto particolare… “traducendo” in linguaggio odierno quello che non potremo mai conoscere dei linguaggi antichi.