Giosuè Carducci – Alla stazione in una mattina d’autunno. In questa poesia Carducci contesta il progresso tecnologico (osannato alla sua epoca come fosse la panacea di tutti i mali), il treno, simbolo di benessere, modernità, potere dell’uomo, porta via la donna amata, non la vedrà mai più, e il simbolo del progresso diventa un “mostro”. Scrisse questa poesia in doppi quinari (cinque sillabe e cinque sillabe affiancate) finendo con un decasillabo (dieci sillabe). Ho costruito in modo simile questa poesia che riflette l’estinzione dell’Io bambino, ricco di fantasia, emozione, illimitata immaginazione, infine scardinato dal mondo concreto.
Peter Pan
Giovane bimbo che mai è cresciuto
dentro mio corpo, nuotano sogni
con cuore audace, gonfio di gioia
sono contento, amore puro
a nulla penso, vivo felice
ombra veloce, dentro la luce
che vibra in aria, dietro una fata
con suono lieve, vela nel vento.
Poi giunge Wendy, Trilli scompare.
Sommessa mente, spenta s’accende.
Diamante madre, pietra che dura
sguardo severo, la donna è reale,
pesa il mio corpo, membra di piombo
vecchio mi schianto, terra mi schiaccia
come la mosca ch’è spiaccicata
stretta concreta, l’accalappiata
zitto sciancato, struscio di membra
d’animo empio che in gogna s’è chiuso.
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