Cosa devo fare davanti ad un ragazzo autistico non verbale, cioè che non parla?
L’autistico ha un’attenzione singola, si concentra su una cosa sola, dentro una circolarità di emozioni. Ma ci offre un canale attraverso il quale instaurare un dialogo.
Come trovarlo?
Per prima cosa occorre fermarsi ad ascoltare quello che porta: un rumore, un suono o un gesto, ripetuto ossessivamente. Quello è il passepartout, cioè la chiave per entrare in sintonia.
Trovato il canale di comunicazione, lentamente, nel corso del tempo, si può giungere ad un dialogo verbale, rispettando la regola N+1 (Sally Rogers):
N = numero parole dette dal ragazzo autistico non verbale
N + 1= numero parole che il ragazzo può recepire “senza annoiarsi e perdersi”
se il soggetto in uscita pronuncia 1 parola, in entrata potrà recepirne 2 cioè 1+1
se il soggetto in uscita pronuncia 2 parole, in entrata potrà recepirne 3 cioè 2+1
e così via.
Inutile fare frasi più lunghe, nei primi tempi occorre pazientare, dialogando con poche parole alla volta.
Con l’autistico è possibile la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA), mentre non è adatta la comunicazione facilitata (CF), che è relativa al ritardo mentale (n.b. l’autismo non c’entra nulla con il ritardo mentale).
Articolo correlato:
Leave a Comment