“La paura è una protezione (un recinto) che la mente costruisce intorno al ricordo di una sofferenza fisica o psichica”.
Quando la paura diventa panico, si perde il controllo volontario delle proprie azioni, mettendo in moto un meccanismo ancestrale di sopravvivenza che ha selezionato la nostra evoluzione, quando i nostri antenati si trovarono di fronte a situazioni terrificanti:
- Si impallidisce, le estremità si raffreddano.
- I muscoli si paralizzano: non ci si può muovere né si può gridare.
- Si aprono gli sfinteri e si eliminano le scorie: “sudando freddo, me la faccio addosso per la paura”.
Non essendoci controllo, se si sa che in certe situazioni si potrebbe incorrere in crisi di panico, occorre prevenire, sia con un percorso di consapevolezza, autostima, gestione dello stress, sia con la visualizzazione dei dettagli del “percorso” che si deve seguire per superare il momento tragico.
La mente immagina l’esperienza problematica come fosse vera (infatti, anche se sappiamo che è finzione, possiamo commuoverci o impaurirci anche solo vedendo uno spettacolo o un film, perché la mente vive realmente quella situazione come fosse vera) e cerca soluzioni per risolverla. Più si va nei dettagli, più si acquisisce controllo e sicurezza.
Ad esempio: “Quando devo uscire di casa, vado in panico e non ci riesco”.
Quali passaggi si compiono per uscire?
- Prepararsi (lavarsi, vestirsi, mettersi le scarpe ecc.).
- Camminare verso la porta
- Ruotare la maniglia
- Girarsi e chiudere la porta
- Scendere le scale
- Ecc.
Ogni passaggio si separa a sua volta in altri dettagli, esempio:
- Fermarsi davanti alla porta
- Avvicinare la mano alla maniglia
- Toccare la maniglia
- Stringere la mano
- Ruotare la maniglia
- Tirare a sé la porta
- Uscire, passando nello spiraglio
- Ecc.
Si scenda in ulteriori dettagli, esempio:
- Percepire la sensazione del metallo quando si tocca la maniglia
- Percepire la tensione dei muscoli che stringono la maniglia
- Percepire la tensione della rotazione delle articolazioni quando si gira la maniglia
- Percepire l’equilibrio del corpo mentre si gira la maniglia
- Osservare dove si concentra lo sguardo mentre si gira la maniglia
- Ecc.
Si osservi il ritmo del respiro per ogni dettaglio visualizzato e si cerchi di normalizzarlo:
- Percepire com’è il respiro quando si “sente” il metallo e cercare di mantenerlo con un ritmo tranquillo e costante.
- Percepire com’è il respiro quando si “sentono” i muscoli stringere la maniglia e cercare di mantenerlo con un ritmo tranquillo e costante.
- Percepire com’è il respiro quando si “sentono” le articolazioni ruotare la maniglia e cercare di mantenerlo con un ritmo tranquillo e costante.
- Ecc.
Ogni gesto è esaminato mentalmente a livello mentale, poi è eseguito (se possibile) nella realtà solo per prova (non si vuole uscire realmente, ci si allena ad uscire, facendo i movimenti con estrema lentezza ed attenzione alle sensazioni).
Se non è possibile fare una prova fisica preventiva (ad esempio è difficile poter affrontare il panico da aeroporto stando a casa), si faccia comunque lo stesso lavoro mentale e lo si provi in un altro contesto (su un treno, anziché su un aereo; su un’auto che resterà ferma in parcheggio, anziché su un auto con cui dobbiamo partire per un viaggio).
Il tempo da dedicare a questa pratica sembra molto, ma chi si blocca e non riesce a compiere le azioni che dovrebbe o vorrebbe fare coscientemente, perde ancor più tempo, stando fermo a soffrire. Inoltre, con l’esperienza, ci si abitua a visualizzare sempre più rapidamente i dettagli, migliorando la pratica.
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