“Parleremo di consigli alla buona per non sbagliare troppo nel caso in cui si soffra di qualche fastidio”
Traendo spunto dalle parole di Benedetto Lavagna, qui di seguito esporremo un breve elenco di rimedi naturali antichi, diffusi soprattutto a livello popolare, per dare sollievo a chi stava male o si era infortunato, utilizzando dei prodotti derivati dalla natura e dalla vita rurale, laddove non vi era spesso altro rimedio che il buon senso e quel poco che si trovava in casa o nella campagna.
Furono tutti utilizzati in Piemonte fino a pochissimi decenni or sono.
Alcuni di essi oggi appaiono anacronistici e addirittura sono attualmente sconsigliati, ma a quei tempi erano di larga diffusione e ampia pratica. A questo elenco (che ho “vissuto in prima persona nella mia infanzia o nei racconti dei vecchi) se ne possono aggiungere molti altri, come ad esempio l’uso dei prodotti delle api: miele, propoli, pappa reale ecc.).
- Acqua: Il metodo antico con cui ci si detergeva dalle intossicazioni del corpo e della mente era quello di buttarsi sotto l’acqua vorticosa di una cascata. In pranoterapia [vedi] il lavaggio delle mani, del viso e della nuca era spesso praticato per evitare di impregnarsi e somatizzare le nocività altrui.
- Acqua ossigenata: si utilizzava pura, diluita in acqua o miscelata in acqua e bicarbonato, per disinfettare la bocca e i denti, per pulire e disinfettare la pelle (del corpo in generale e dei piedi in particolare).
- Allume di rocca: Si utilizzava per gli occhi, contro infiammazioni, stanchezza e ferite, si passava la “pietra bagnata” sulla palpebra, poi si attendeva ad occhi chiusi che l’umidità evaporasse, dopo di che, se serviva, si ripeteva l’operazione un’altra volta.
- Anguria semi: si mettevano in infusione, la tisana si utilizzava per “sgonfiare”.
- Borotalco: veniva utilizzato per gli arrossamenti della pelle (non solo dei bambini) e per lenire il prurito delle punture da insetto.
- Caffè – قهوة: oltre che come bevanda “energizzante” (in genere miscelata con latte e pane nella tipica “zuppa”), del caffè si utilizzavano i fondi per lucidare e fortificare i capelli, per lavare i piatti più unti, per aiutare la crescita delle giovani piantine (sia in vaso sia nell’orto).
- Camomilla: si facevano seccare piante e fiori, poi si buttava a piccoli pizzichi su della brace ardente (ad esempio messa nella apposita camera in un ferro da stiro ottocentesco, mentre in tempi più recenti si utilizzava un fornellino elettrico, quello tipico su cui si cuoceva la “bagna càuda“) e si respirava il fumo per seccare le vie aeree intasate dai catarri.
- Carta da zucchero (BLU): era messa come fasciatura sugli ematomi per sgonfiarli.
- Cataplasma con farina di lino: si cuoceva nell’acqua la farina di lino, fino ad ottenere una consistenza densa come polenta; ancora molto calda, la si versava, avvolgendola in una tela. La si poneva quindi sul torace o sul dorso e con questo cataplasma ci si metteva a letto, sotto abbondanti coperte.
- Cavolo – impacchi: si trituravano le foglie verdi (alcuni le mettevano intere), si applicavano su una zona lesionata (anche per ferita interna, come ad esempio negli strappi muscolari), si bendava, per trattenere in loco l’impasto, e si lasciava agire per tutta la notte.
- Chiodi di garofano: li si inseriva nelle fessure dei denti cariati per togliere il dolore.
- Coda Cavallina (Equiseto): usata in tisana come diuretico e mineralizzante.
- Foglia di salvia: la si passava sui denti e sulle gengive per mantenere sana la dentatura.
- Formiche: per i catarri persistenti, si andava in un bosco, si scoperchiava un formicaio e si respirava l’aroma che vi proveniva, ricco di acido formico.
- Latte: oltre agli usi comuni ancora oggi, lo si utilizzava anche per le abrasioni della pelle e le infiammazioni delle mucose.
- Lumache: le si deglutiva vive per lenire il mal di stomaco da ulcera (a metà del XVI secolo fu creato un rimedio a base di lumaca che è tutt’ora in commercio).
- Ortica: utilizzata per risotti e frittate, ritenendola utile per l’alto potere mineralizzante e coadiuvante la formazione del sangue.
- Pulmonaria: i bambini in primavera ne mangiavano i fiori come ricostituente e dissetante (ovviamente la pianta aveva anche l’utilizzo erboristico ancora oggi in uso per catarri e raffreddori).
- Radice di Bardana: ritenuta utilissima in decotto per aiutare a risolvere i problemi di pelle.
- Sambuco: i frutti erano una “scorpacciata” per i bambini che giocavano nei boschi, dissetandoli e nutrendoli quando andavano a giocare nei boschi (inoltre i fusti del sambuco erano utilizzati per costruirsi i “fucili di legno”, sturandone il midollo per ottenere una canna bucata, mentre i frutti erano utilizzati per fare un “inchiostro casalingo”). Le madri con il sambuco producevano ottime marmellate, un po’ agre ma dense e nutrienti.
- Sauna: a parte la più “famosa” sauna vera e propria, qui si intende la pratica di “vestire” il malato con abiti e coperte molto pesanti per farlo sudare abbondantemente tutta la notte, accentuando il calore già provocato dalla febbre, in modo da aumentare lo spurgo di sostanze tossiche dal corpo.
- Tarassaco: in primavera si andava nei campi a raccoglierne le foglie per ricostituente dopo l’inverno, mangiandole crude in insalata o cotte.
- Tintura di iodio: era un rimedio “universale”. Utilizzando un pennellino più grande, si trattavano i mal di schiena, “dipingendo” la zona dolente; con un pennellino più piccolo si metteva una goccia sui denti cariati, oppure, per evitare le infezioni, camminando spesso scalzi, si curavano le piccole ferite dei piedi e quelle delle mani.
- Vino (o aceto) e spezie piccanti: si cuoceva tutto insieme, portando ad ebollizione. Quando bolliva, in parte si respiravano gli effluvi, in parte lo si beveva, per disinfettare le vie aeree e le tonsille. Ovviamente simile a questo rimedio vi è il ben più noto Vin Brulé.
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