Un banale gesto, come ad esempio cercare in tasca con le dita della mano la chiave della porta di casa, stimola dei processi importanti: ci si avvicina alla porta, inserendo una mano in tasca, si tocca il mazzo di chiavi con la punta delle dita (i recettori sensoriali percepiscono la ruvidità, la forma, la dimensione, il peso, il calore ecc.), con il tatto si seleziona la chiave giusta, intanto si orienta il corpo in direzione della serratura, procedendo con dei movimenti automatizzati, mentre la mente cosciente sta pensando ad altro: ai problemi di lavoro, al traffico, alla spesa, alla cena ecc.
Al di là di quella porta può esserci la famiglia, la tranquillità del riposo dopo una giornata faticosa, una persona amata; si cercano le chiavi per aprire una porta, si attraversa la porta per entrare in casa, ma dentro a quell’ambiente si va perché lì ci ha condotto una serie di scelte suggerite inconsciamente da meccanismi archetipi collettivi.
Centinaia di milioni di cellule del cervello e dieci miliardi di cellule corporee lavorano in contemporanea, scambiandosi messaggi elettrici e chimici per dar vita alla nostra esistenza. Non sottovalutiamo la “banalità di un gesto.
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