Quando il dolore per una malattia, un infortunio, un lutto, una separazione sembra essere intollerabile e si spera in un rimedio “miracoloso”, il karma (il processo causa-effetto) ha ormai fatto il suo corso; non si può più tornare al benessere precedente. L’unico rimedio è prevenire, se e per quanto sia possibile, e accettare, nonostante la nostra mente si opponga alla realtà.
Dal Bushido troviamo quale comportamento adottare per affrontare ed evitare il più possibile le sconfitte della vita.
– Una tipica domanda che mi si rivolge durante gli stage, soprattutto da parte di cinture bianche, è questa: “In un combattimento reale, senza regole, come posso farcela a liberarmi, se mi ritrovo un avversario in monta, seduto con tutto il suo peso sul mio torace, le sue ginocchia sotto le mie ascelle, mentre con le braccia cerca di colpirmi violentemente il viso?!”.
In questi casi la mia risposta è: “Se riesci ad avere una mano libera, cerca di infilartela nella tasca dei pantaloni, estraine l’immagine di un Santo Protettore e prega che il tuo avversario venga fulminato all’istante da un ictus, perché altrimenti di lì a poco sarai tu ad essere ucciso”.
Allora viene spontaneo chiedersi: ma a cosa serve imparare un’arte marziale se in questi casi, purtroppo frequenti e reali, non ci sono soluzioni?!
Ed è qui che si impara l’importanza della pratica dell’arte marziale. Il Novizio e il Maestro non hanno un bagaglio di tecniche molto diverso, più o meno dopo un po’ di pratica si sanno quali sono le posizioni e i movimenti da fare; quello che fa la differenza è l’esperienza: “Il Maestro è tale perché sbaglia di meno del Novizio”. Torniamo al caso precedente.
Se il tuo avversario è in monta e ti sta sottomettendo, se tu sei in balia della sua violenza omicida, è perché gli hai permesso, con una serie di errori, di arrivare fino a lì, ed ora non hai vie di uscita, se non miracolose; nella realtà non esiste “Superman”.
Agli inizi non stavate combattendo, ma tu hai accettato di batterti, magari invece potevi fuggire. Eravate a distanza, ma tu gli hai permesso di arrivare al contatto. Eravate in piedi, ma tu gli hai permesso di andare a terra. Lo potevi tenere in guardia, ma tu gli hai permesso di superare la tua guardia e di immobilizzarti con entrambe le spalle a terra. Tutti questi errori li paghi cari, erano i passaggi precedenti che ti avrebbero permesso di salvarti. – (*)
La pratica insegna ad evitare il più possibile gli errori.
Ci va pazienza, calma, attenzione, astuzia, strategia.
Così è per la salute, non esistono rimedi miracolosi, per stare bene, il metodo migliore è quello di…. non ammalarsi. Se ciò non è possibile, allora si comprenda al più presto qual è la causa che ci sta debilitando, in modo da risolvere il problema al più presto. Se anche ciò non è possibile, si lavori più a fondo, si contenga il problema, controllandolo, stando “guardia” da conseguenze peggiori, dovute alla nostra fretta ed ansia di ritrovare una condizione ottimale. Se poi, non è possibile risolverlo neanche così, allora ne si accettino le conseguenze: con la nostra esperienza non era possibile agire soluzioni personali, dovremo accettare di essere in balia degli eventi.
Allora la saggezza consiglia di dialogare costantemente, con pazienza pace e responsabilità: dialogare con il nostro corpo, dialogare con il nostro modo di nutrirci, dialogare con le nostre vere aspettative di vita, dialogare con la nostra fiducia in noi stessi. Dialogare con il trascendente, dialogare con la mente, dialogare con il corpo, attivare delle soluzioni preventive ma concrete, accettando chi siamo realmente, senza dar troppo peso a quello che la società vorrebbe che noi fossimo.
Homolux propone la Riflessologia Funzionale come metodo per “leggere il libro scritto dall’anima”.
(*) Il racconto relativo a come ci si difende da un avversario violento che ci sottomette è tratto dagli insegnamenti del Maestro di Brasilian Jiu-jitsu Federico Tisi.
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