Abbiamo constatato che la comunicazione verbale sia fondamentale per l’evoluzione della civiltà umana, ma la comunicazione non è solo verbale, uno strumento così importante è sviluppato globalmente, si pensi alla differente tensione muscolare espressa dai visi degli alunni prima di una verifica o al suono dell’intervallo, all’arrossamento delle gote quando si è imbarazzati, alla freddezza percepita in una stretta di mano ecc.
La comunicazione verbale (parola-suono), incide solo per il 10% nella relazione umana, il restante 90% è dato dalla comunicazione espressiva, dal linguaggio non verbale: cinesica, prossemica, fisiognomica; e dalla comunicazione paraverbale: qualità, tono, ritmo e volume della voce (Tramonte 2015).
Nel dettaglio, i principali canali comunicativi sono (Viechtbauer 2013):
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sguardo
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gesti
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tono di voce
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tensione muscolare
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colore
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calore corporeo
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distanza dall’interlocutore
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umori emessi dal corpo
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silenzio
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pressione della stretta di mano
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intensità dell’abbraccio
L’impressione che dà di sé una persona nei primi secondi di relazione, stimola molte sensazioni inconsce, che, al di là della comunicazione verbale, fanno percepire quali siano le sue intenzioni. Più si è attenti e sensibili, più si è in grado di relazionarsi con gli altri in modo adeguato.
La difficoltà a relazionarsi, nel disabile potrebbe generare uno stato d’animo di disagio, enfatizzando le risposte agli stati emotivi più intensi e inducendo dei comportamenti che all’esterno potrebbero essere considerati fastidiosi. Ecco l’importanza di imparare a muoversi con gesti che, mantenendo la peculiare spontaneità, armonizzino il rapporto con se stessi e con gli altri.
Dato che i sentimenti si esprimono nei gesti, allenandosi ad assumere degli atteggiamenti che ottimizzino l’armonia cinesica (movimento del corpo) e la prossemica (spazio all’interno del quale avviene la relazione), simmetricamente si acquisisce e si consolida il benessere globale.
La persona che non ha particolari disabilità, nella frenesia della vita moderna, potrebbe ignorare o trattare con superficialità la sofferenza altrui, creando imbarazzo. Quindi un’educazione motoria specifica, da iniziarsi preferibilmente fin dalla scuola materna, è auspicabile per tutti.
Infatti, chiunque può trarre beneficio da semplici esercizi di gioco e simulazione che ottimizzano le facoltà neuropsicomotorie (Consorti 2015) giocando e muovendosi singolarmente, in coppia e in gruppo, si può strutturare un comportamento che migliora (Meroni 2015):
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benessere olistico (corpo e mente si “allenano” insieme)
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esame dei processi logico-emotivi (consapevolizzare che se ci si muove in modo scoordinato, non si sta bene)
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rispetto delle regole
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rispetto dei ruoli
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rispetto per se stessi e per gli altri
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rispetto delle distanze emotive (l’empatia deve essere contenuta nei limiti imposti dai reciproci ruoli)
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atteggiamento (postura, carisma, autostima)
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conferma delle proprie abilità
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consapevolizzazione delle sensazioni che si provano stando fermi o muovendosi
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accettazione delle reciproche peculiarità
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coscienza dei “lati invisibili” (ad esempio la schiena)
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scoperta di facoltà che si ignorava di possedere.
Data la suddetta origine predatrice dell’essere umano e tenuto conto del rapporto che esiste fra coscienza e pulsione istintuale, gli esercizi che sono stati da millenni studiati per trascendere l’aspetto bellicoso, grezzo e violento della natura umana, sono tipici delle arti marziali.
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