«Ho appreso tutto dai 4 ai 7 anni e ciò che mio padre mi ha detto non l’ho dimenticato mai: col coraggio si arriva sempre ai fini che ci si è prefissi; sicuramente si vivono cattivi momenti, ma anche dei buoni.»
Una vita durissima ed avventurosa, “combattuta” da un uomo ardito e autonomo fin da bambino (spazzacamino in Francia, dove era emigrato da solo a 9 anni di età, senza sapere la lingua e completamente analfabeta, stando 3 giorni e 3 notti senza mangiare) , ma anche ricca di generosità e integrità nel comportamento.
Quando morì, nel 2008, a più di 110 anni di età, era rimasto l’ultimo reduce della Prima Guerra Mondiale (per l’esercito francese, perché nel 1914, mentendo sull’età, si era arruolato volontario nella Legion Etranger, ma dal 1915 combatté come Alpino nell’Esercito Italiano).
Dalle sue parole: «I barellieri non osavano uscire. Io non ne potevo più. Ci sono andato con una pinza. Sono subito caduto su un ferito tedesco. Mi ha fatto due con le dita. Ho capito che aveva due figli. L’ho preso e portato verso le linee tedesche. Quando loro si sono messi a sparare, ha gridato di smetterla. L’ho lasciato vicino alla sua trincea. Mi ha ringraziato. Sono tornato indietro, verso il ferito francese. Stringeva i denti. L’ho trascinato fino alle nostre linee con la sua gamba di traverso. Mi ha abbracciato e mi ha detto: ‘Grazie per i miei quattro bambini’.»
Il commovente video del funerale di Stato di Lazzaro Ponticelli:
L’avventurosa vita di Lazzaro Ponticelli riportata da Wikipedia
(da cui sono state tratte tutti i dettagli di questo articolo)
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