In quest’epoca in cui le regole sono seguite dalla maggioranza, ma ignorate dagli ignoranti e quindi a volte si devono subire delle restrizioni fortemente penalizzanti, soprattutto per chi ha particolari fragilità, pongo l’attenzione su quanto riportato dal prof. Pasquale La Colla, durante un seminario di formazione docenti sulle problematiche dei Bisogni Educativi Speciali, e soprattutto nei DSA (dislessici, disprassici, discalculici, ecc.):
“Nei BES gli insuccessi si instaura una bassissima stima in se stessi, scarsissima fiducia nelle proprie capacità, nel proprio sé.
È come se io ragionassi sul rapporto tra me e il mondo, comincio a pensare che rispetto agli altri ho poche capacità di comprendere il mondo esterno, mi convinco che la scuola significa fallimento.
Spesso si sente dire che questi ragazzi stanno sui libri tutto il pomeriggio fino a sera e poi anche dopo cena fino a mezzanotte, perché i loro ritmi sono troppo lenti rispetto a quelli degli altri.
Non hanno possibilità di fare attività extrascolastiche, la loro vita è solo legata alla scuola e, dato che la scuola per loro è un fallimento, considerano la vita stessa un fallimento.
Tutti i ragazzi, quando attraversano una fase di crescita, abbisognano di esperienze positive.
Oggi assistiamo a degli adulti che sono sempre più immaturi e sempre meno attrezzati ad affrontare situazioni di difficoltà.
Gli adolescenti hanno a che fare con troppe realtà virtuali, hanno un io virtuale, quindi perfetto (avatar), non prendono coscienza concreta delle imperfezioni.
Se si affronta l’imperfezione, se si è nel concreto, c’è una lotta forte tra quello che si è e quello che si vorrebbe essere, da questi conflitti dell’adolescenza si sviluppano degli adulti normali; mentre se l’io è virtuale e perfetto, non si affrontano i fallimenti e si originano adulti immaturi.
Ad un certo punto finisco i compiti a casa ma poi devo sperimentare altre cose: sport, musica ecc.
Magari rispetto al mio compagno non sono così abile ma la scuola non è totalizzante, è uno degli spicchi della vita, capisco che in alcune situazioni posso riuscire, in altre no. Costruire un ambiente non solo scolastico ma anche extrascolastico può dare un vissuto positivo”.
Tornando al contesto attuale, l’impossibilità di svolgere attività all’aria aperta (tirare qualche calcio al pallone in un campetto), l’impossibilità di frequentare palestre e piscine secondo il proprio gradimento, frequentando i propri amici, l’impossibilità di mantenere relazioni amicali concrete, essendo negato di potersi “assembrare”, l’impossibilità di poter vivere concretamente esperienze differenti da quelle legate alla scuola (in classe o in Didattica a Distanza che siano), la necessità di doversi sempre più relazionare solo con strumentazioni elettroniche, virtuali, dovendo nascondere il viso durante i rari incontri fisici (il quantitativo di stimolazioni nervose che riguarda la mimica facciale è enormemente superiore a quello di tutto il resto del corpo, essendo la mimica facciale una delle nostre strumentazioni evolutive migliori), prolungandosi nel tempo, non più per mesi, ma per anni, può quindi far incorrere nel rischio di creare delle generazioni future immature dal punto di vista relazionale, sociale, affettivo, con conseguente aumento dello scarico dello stress in atti di aggressività verso se stessi e verso gli altri.
Un progetto di lungo periodo per migliorare il nostro stile di vita e quello delle generazioni future, emergenza sanitaria o no, deve tenere conto di queste attuali impossibilità generalizzate e diffuse su una massa enorme di bambini ed adolescenti.
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