Narrano gli Arabi che un povero pastore di capre, disperato per non aver potuto sposare una sua cugina, per dimenticare il suo dolore, sonnecchiava tutto il giorno.
Una volta, svegliatosi prima del tempo, con sua grande sorpresa vide tutte le sue capre saltellare come se fossero impazzite.
Si alzò per conoscere la causa di quella pazza allegria e ne vide alcune intente a mangiare delle bacche sferiche e scarlatte, quindi mettersi a saltellare e prendere parte alla danza generale.
Volle a sua volta assaggiarle e poco dopo si sentì svanire la sonnolenza e la malinconia lo abbandonò.
Il giorno appresso cercò altre di quelle bacche e continuò così per molti giorni, diventantado sempre più allegro.
Un pellegrino che passava, sorpreso di vedere capre e pastore saltellare in compagnia, volle conoscere il motivo di quell’allegria e appagata la sua curiosità, fece un’ampia raccolta di quel caffè e lo portò nel suo romitaggio.
Egli ne faceva uso prima delle preghiere, poiché aveva l’abitudine di addormentarsi recitandole, mentre quelle bacche lo tenevano sveglio.
Fu il primo a torrefarle, poiché avendo pochi denti, gli riusciva difficile spezzare i granelli. Ridottele poscia in polvere, provò a mescolare la profumata bacca all’acqua calda e ottenne il primo caffè.
Fatta conoscere la scoperta agli altri monaci, questi ne adottarono l’uso, il quale si estese poi anche in Europa per mezzo di pellegrini musulmani.
Tratto da: Emilio Salgari – I Robinson Italiani – Edizioni Paoline
Antichi rimedi popolari
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