Vivere è essere coscienti di esistere, senza pensiero cosciente la nostra vita sarebbe “vissuta dagli altri”.
La coscienza vive nell’eterno presente:
- Se una persona “mi piace”, la realtà è che “mi piace”.
- Se una persona “mi fa schifo”, la realtà è che “mi fa schifo”.
Non c’è pensiero logico nella coscienza, perché essa vive nell’istante stesso in cui prende atto della realtà.
La coscienza può essere influenzata da informazioni false; ad esempio, nutrendosi di un cibo trattato con edulcoranti che nascondono il gusto pessimo delle sostanze con cui è prodotto, il cervello potrebbe percepire quel cibo come ottimo e stimolare pensieri coscienti di soddisfazione.
Poi, col tempo, il cibo scadente darà delle conseguenze deleterie al corpo, provocando tossicità, dolore, e anche disgusto. Quando ci si renderà conto che quel cibo è contraffatto, la coscienza sarà informata in contemporanea da un maggior numero di dati: il gusto dice che è buono, la memoria ricorda la sofferenza patita avendolo mangiato; la somma di tutti gli stimoli forma una nuova realtà e quel cibo, prima piacevole, potrebbe diventa ripugnante.
La coscienza vive nel presente ma si evolve, giudicando a nuovo la qualità con cui ci si relaziona alle persone, ai luoghi, agli oggetti ecc.
Occorre fidarsi della coscienza, in primo luogo perché è la realtà della nostra esistenza, inoltre perché ci dà sempre informazioni esatte, a volte basate su informazioni incomplete o immature, ma quello che proviamo coscientemente è sempre vero. Infine perché la coscienza è il risultato presente delle esperienze passate e delle aspettative future, è quindi il baricentro stabile e permanente della vita.
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