Iperprotezione ansiosa della madre tiranna

L’insegnamento inizia “dall’utero materno”. Le donne sono la trasmissione della cultura, dalla gestazione al parto, dalla nascita alla crescita, la madre trasmette costantemente le proprie energie prima al feto e poi al bambino.

Il “training piano fisico” del bambino deve necessariamente seguire delle tappe che gli consentono di sviluppare al meglio le mappe cerebrali che in seguito ospiteranno importanti concetti cognitivi: lettura, scrittura, calcolo ecc. Nell’ordine questi movimenti atti allo sviluppo concettuale e mentale sono:

“Ogni bambino deve attraversare diversi stadi di sviluppo naturale, quando un bambino salta uno di questi, non riesce a raggiungere il suo massimo potenziale” metodo Doman-Delacato.

Eppure, sempre più di frequente, nella vita quotidiana e ancor più nelle scuole si osserva l’ingerenza di madri ansiose che, temendo infortuni o infezioni, tarpano i naturali movimenti dei bambini, obbligandoli a non strisciare, non rotolare, non arrampicarsi ecc. fino al punto da evitare che i propri figli partecipino ad importanti attività psico-motorie, organizzate da scuole e palestre.

Quando il bambino si muove la madre esclama gridando: “Piano! Fai piano!!! Noooo!!!!”, con l’effetto di uno “sgambetto psicologico” a chi sta correndo.

Nell’adolescenza gli stessi figli li ritroviamo poi nelle scuole superiori con sempre più frequenti problemi di disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, discalculia, disprassia ecc.) e ancora una volta il comportamento delle madri possessive è caratterizzato da una tutela da “campana di vetro”, proteggendo a dismisura degli individui che, proprio nell’età dello sviluppo, dovrebbero invece maturare la responsabilità, l’autonomia, l’autostima.

Ben vengano quindi quelle madri che permettono ai figli di “ruzzolare” per terra, meglio ancora sull’erba, di appendersi, di saltare, di correre, di lottare e chi più ne ha più ne metta.

Le loro bisnonne non drammatizzavano per qualche sbucciatura o livido – che spesso, come diceva il buon Benedetto Lavagna, erano curati con la saliva o con una fasciatura di blu-carta da zucchero – mentre i figli, già da bambini, sapevano leggere, scrivere e far di conto con altrettanta elastica dimestichezza quanto erano bravi ad arrampicarsi sui rami più alti degli alberi per mangiar frutta matura scaldata dal sole di agosto.

Home

FacebooktwitterpinterestlinkedintumblrFacebooktwitterpinterestlinkedintumblr

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.