Il buon combattimento

il buon combattimentoCondividere spazi, risorse e tempi è una caratteristica del genere umano. Siamo predatori che si sono evoluti, vivendo in società, specializzando mansioni diverse all’interno del branco, rispettando le gerarchie, avendo compreso che il lavoro di gruppo dà più potere e benessere a tutti.

Da bambini si sente la naturale spinta ad aggredire coloro che ci impediscono di soddisfare immediatamente i bisogni, ma l’impulso è tarpato dagli educatori (genitori, fratelli maggiori, insegnanti, ecc.). La violenza, pur se trattenuta, continua però ad esistere.

Le persone civili cercano di evitare il più possibile gli atteggiamenti rissosi, prevenendo, ragionando, pazientando; le persone rozze e senza scrupoli, non hanno remore nell’esprimere comportamenti brutali.

Dato che il lato caratteriale malvagio è comune a tutti gli esseri umani e sapendo che ciascuno si connette con le esperienze che più gli si confanno come carattere, chi desidera vivere in pace deve comunque essere conscio dei pericoli che corre, vivendo in una società umana.

Meglio quindi mantenere sempre attivo il “samurai” che è in noi (cioè l’aspetto feroce e combattivo del nostro animo) in modo da essere pronti ad esprimere questa dote innata, perché tuteli le conquiste ottenute dall’intelligenza, dalle arti e dalla cultura.

Come il saggio Maestro educa  il discente, così l’intelletto alleni quotidianamente la mente e il corpo, in modo che siano attenti ai segnali di pericolo, inducendo comportamenti atti ad evitare conflitti, ma anche ad essere pronti ad intervenire con spietata e pragmatica determinazione nel caso di estrema necessità.

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