Il fatto stesso di vivere ci porta a dover quotidianamente affrontare problemi dolorosi, come insuccessi, infortuni, malattie, lutti ecc.
Qualcuno però, in certi periodi, sembra avere una “naturale predisposizione” a incorrere in problemi continui, come se la “sfiga” lo perseguitasse.
Già dall’esame grafologico appare che vi sono dei momenti in cui la confusione, il senso di inadeguatezza, l’irresponsabilità, favoriscono l’insorgere di eventi dannosi, ma spesso le “negatività” sono opprimenti perché ci si ostina su un solo problema, ignorando tutto il resto. Ecco che l’emozione per una triste situazione famigliare può confonderci le idee al momento di sostenere un esame, facendocelo fallire. Oppure, una precarietà lavorativa, che a catena provoca difficoltà economiche e relazionali, ci potrebbe distrarre mentre stiamo guidando, rendendo più probabile il rischio di provocare un incidente.
La negatività esiste, ma non è mai totalizzante, per male che vadano le cose in un certo ambito, vi possono essere altre situazioni a darci sollievo, ma molti non riescono a distogliere l’attenzione dal problema che ritengono principale, trasferendone le conseguenze nefaste in ogni altro campo.
Concentrarsi significa “avere un centro” quindi un perimetro e questo per noi è un limite, non ci permette di uscire dal vicolo cieco in cui ci siamo cacciati (cito a memoria un esempio del filosofo Bruce Lee). Viceversa “centrarsi” significa orientare l’attenzione sul qui e ora, su ciò che serve in questo momento.
Pur soffrendo per un dolore fisico o morale, se in questo momento il contesto mi chiede di agire con un certo atteggiamento, per sopravvivere dovrò adottare quella particolare dinamica, anche se spontaneamente sarei portato a lamentarmi e a rifiutare la responsabilità di essere adeguato alle richieste.
Se la “centratura” è orientata sulla personale essenza interiore, l’atteggiamento che consegue, qualunque sia il contesto, sarà sempre conforme alla mia natura, permettendomi di schivare le “negatività” perché esse non possono agganciarsi ai miei sentimenti.
Questa è la centratura Zen: porre l’attenzione sulla realtà e agire in conformità ad essa.
Allenarsi costantemente in quest’ottica permette di essere reattivi e calmi di fronte alle situazioni dolorose; non eviterà e non allevierà la sofferenza, ma la contestualizzerà, rendendola accettabile, perché essa sarà inglobata in un contesto totale (Tao) e non sarà invece lei a influenzare integralmente ogni nostra scelta.
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