Un maestro Zen sa tendere l’arco e scoccare una freccia, colpendo un bersaglio posto a decine di metri di distanza, mantenendo i muscoli rilassati! Il corpo segue la fluidità del movimento.
Non necessariamente occorre un percorso Zen per “centrarsi” sulla fluidità, basta fare attenzione al movimento:
- Quanta pressione inutile mettiamo nel girare una maniglia quando apriamo una porta?!
- Quante volte, contro natura, tratteniamo il fiato mentre scriviamo a computer?!
- Quanto siamo rigidi e ci contorciamo su noi stessi quando siamo vicini ad una persona sgradevole?!
Ci va poco ad accorgerci che siamo stressati, ed è ovvio che ad ogni contrazione prolungata dei muscoli o ad ogni respiro mal fatto il nostro corpo, acido e poco ossigenato, sta male.
Se non facciamo attenzione, difficilmente ci accorgiamo di questo nostro comportamento e (spesso da uno a tre giorni dopo) un “colpo della strega” o un “torcicollo” o dei “dolori gastrici” ci avvertono che ci siamo comportati in modo inadeguato.
Rallentiamo i movimenti, non agiamo con fretta, godiamoci con gentilezza ogni gesto, in modo da alleggerire il carico di stress e, pur non potendo evitare disgrazie, malattie, lutti e dispiaceri, almeno non sommiamo i danni, provocando una spirale viziosa in cui una “problematica tira l’altra”, facendoci ignorantemente dare la causa alla “sfiga” anziché alla “disattenzione”.
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