Cento anni fa, la Battaglia del Solstizio vinta dai “Ragazzi del ’99”

Vincenzo Rabito (19 anni) uno dei “RAGAZZI DEL ‘99”, in forza al 69° fanteria, racconta la drammatica Battaglia del Solstizio (15-24 giugno 1918), che lui combatté sulla riva destra del Piave, all’altezza dell’ansa di Zenson (TV):

“Il mattino del 15 giugno ha inizio l’attacco nemico; il 17 la brigata si riunisce fra Monastier e Rovarè, per contrattaccare in direzione di Zenson, ove la prima linea è stata sfondata. Nella sera del 17 i reparti riescono a spazzare il terreno dalle numerose infiltrazioni nemiche; il 18 l’avanzata prosegue, col 70° fanteria da Rovarè e col 69° da Monastier, e, benchè ardite infiltrazioni di drappelli nemici con mitragliatrici disturbino con frequenti ed improvvisi attacchi ai fianchi e a tergo, verso sera il 70° reggimento, collegandosi a destra col 69°, giunto a S. Pietro Novello, raggiunge il canale Palumbo.
Nelle giornate del 19 e 20 la lotta continua con alterna vicenda di attacchi e contrattacchi: il nemico, però, non può realizzare altri progressi; nuovi suoi tentativi di attacco sono respinti nei giorni 21 e 22, ma nel mattino del 23 gli austriaci, non potendo più reggere alla nostra pressione, iniziano la ritirata. I reparti della brigata, benchè esausti per la lunga lotta e le forti perdite (oltre 1000 uomini fuori combattimento, dei quali 52 ufficiali) incalzando in direzione della fronte Ronchi – Fossalta – C. Gradenigo, catturano circa 800 prigionieri”.
Così, davero tutto quello che si diceva cià era tutto vero. Che il 15 ciugno1918 li austrieci hanno passato il Piave alle ore 4 di mattina riempento tutto il fiume di barche, e nelle prime linie nostre ci hanno butato li casse e quelle soldate che c’erino dovetteno morire. E poi tante ciovene austriece erino venute del fronte russo, che la Rossia non volle compattere perché fece la revoluzione. E così , con li gasse e con li lanciafiammi, tutte li soldate italiane che erino schierate lunco la linia foreno tutte bruciate e qualcono, per salvarese, dovettero scappare. E così queste austriece e tedesche avanzereno circa 8 chilomitre della parte nostra del Piave.
Così, revarino perfina dove c’era la popolazione borchese, e facevino straggie a tutte e ammazavino a tutte e abruciavano tutto di dove passavino. Così, era di ciorno, quardanto verso il Piave era tutto rosso di fuoco, speciarmente Montello e Monte Crappa era tutto una crante fiamma.
Quinte, tutte li soldate italiane ci abiammo trovato immenzo al fuoco. Li soldate cascavono per terra, senza che nessuno avemmo tempo di vedire se era vivo o morto, opure ferito. Perché d’ognuno dovemmo penzare per noie. Morte per terra ci n’erino tante che, con lo spavento che avemmo non zapiammo dove mettere li piede e macare cascammo per terra, e certe volte magare mitemmo li piede sopra li morte e sopra li ferite. Così, tutte non si ha penzato altro – quelli che erimo vive -: “Questa volta, si muore”, perché non c’era altro scampo che la morte, perché non se combateva con il fucile a sparare, ma se travino bombe ammano di tutte li parte.
Poi, c’erino soldate con li pombe messe sopra li spalle, come quelli che si pompiono li vegnite, che quelle butavino acqua per la malattia della prenostica. E invece, le pompe che avevino i soldati del Piave, butavino fuoco per fina 10, 12 metre lontano, e di dove passavino queste fiamme bruciava tutto, macare l’irva delle campe. Quente, tutte restammo immienzo al fuoco.
E poi, immienzo a questo fuoco, si ce trofavino magare li borchese, poverette, con tutte li piceridde e con tutte li massirizze: mule, cane, piecore, maiala, e tutto le suoi misere rechezze…
Così, a tutte ci hanno botato a mienzo quella crante vampa verso il Piave. Così, tutte li altigliarieie sparavino tutto nello alcine del Piave per non fare passare altre forze nuove dela parte di dove c’erimo noie. Così, socesse un vero macello. E così, come dice la Storia, si hanno destinto li ragazze del 99, che ci hanno portato tutte nel Piave cridanto: “Di qui non zi passa!” Perché noi ciovene del 99 erimo più sencere per fare la querra, perché l’abiammo defeso per davero la padria, perché quelle che avevino fatto 2 anne di querra erino più furbe per scapare per non si fare ammazare, come hanno scapato nella retrata di Caporetto.
Così, per fare fermare a queste 24 divesione – li più megliore esercito che avevino queste 2 crante impere -, ci ha voluto la buona coraggiosa volentà delle ragazze del 1899, perché la prova che poi ci fu è che, di queste valerose ciovene, nella crante battaglia del Piave, ni hanno morto il 50 per cento, e il 75 per cento forino ferite e pricioniere, e quente fummo i quelle che restammo, che uno è questo Rabito Vincenzo, che, per racontare queste fatte, quello che scrivo non sono bucie, ma sono fatte vere.

Tratto da: Espresso – La Repubblica

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