La tecnica marziale si acquisisce nel buio e nel silenzio. Il corpo, come fosse ancora immerso nella giungla in cui vivevano i nostri antenati tribali, si uniforma all’ambiente, confondendovisi, dissolvendovisi e divenendone parte integrante.
Buio e silenzio interiore, senza pensieri “in lingua”, cioè senza pensare “in italiano”, a parole, ma solo percependo le sensazioni; così come si fa quando, nel buio e nel silenzio, si cerca di distinguere un tenue rumore.
Il cuore ed il respiro scandiscono con calma il ritmo del pensiero. Il corpo si muove e si arresta, senza tensione, fluidificando i movimenti, facendo prendere loro forma, come l’acqua che è modellata dal suo contenitore.
Si ripete il gesto con lentezza, tante volte, perfezionando sempre più il movimento, rendendolo aria che passa tra le fronde, perché ogni parte del corpo sia in grado di riprodurlo con spontanea autonomia, senza pensarci, essendo ormai parte integrante della personalità.
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