Benessere digitale: noi dobbiamo ricaricarci, come ricarichiamo lo smartphone

L’abitudine all’uso costante dello smartphone ha silenziosamente modificato il nostro stile di vita, apportando importanti miglioramenti ma anche nuovi stati d’ansia e frustrazioni che, secondo una statistica, ci sottraggono oltre un mese di vita ogni anno. Per ottenere benessere dall’uso del digitale e per evitare che l’abuso ci faccia perdere salute e soldi, occorre un comportamento consapevole, simile a quello di un atleta, con l’attenzione focalizzata sulla prestazione agonistica.

Qui di seguito propongo la trascrizione stenografica dell’intervista ad Alessio Carciofi, esperto di tecniche di digital detox – tratta dal minuto 16.30:

Rai Radio 1 nel corso del programma “6 SU RADIO1” del 9 settembre 2018

«Non c’è un punto focale o diagnostico, si arriva ad un punto di rottura quando non riusciamo più a gestire non solo il nostro tempo ma soprattutto la nostra attenzione. Perché in modo molto silenzioso, lo smartphone negli ultimi dieci anni ha cambiato radicalmente la nostra vita ma soprattutto le nostre abitudini. E se ci pensiamo, oppure basta guardarsi in giro in una metro, in un treno, in un ristorante, siamo sempre di fronte a una luce dallo schermo blu. Come ne usciamo? Attraverso la metodologia “digital felix” che è un percorso che parte dalla consapevolezza. Innanzitutto non siamo consapevoli di quanto tempo giornalmente noi stiamo con lo smartphone in mano, e questo l’uomo tende a sottostimare. Alla domanda: “Quanto tempo trascorri con lo smartphone in mano?” tutti dicono: “Mah, un’oretta…” oppure la scusa più famosa è quella: “Io ci lavoro”. Tutti ovviamente lavoriamo nel digitale, io in primis, ma qua c’è da prendere la consapevolezza di quanto tempo stiamo investendo nel digitale, oppure quanto tempo stiamo spendendo. In media spendiamo, quindi non investiamo, dalle 2 alle 3 alle 4 ore, dipende dal tipo di stile di vita. Basti pensare solo un numero, al netto delle “distrazioni digitali” in un anno noi viviamo 330 giorni l’anno. I contraccolpi sono su tre grandi sfere, il più grande è quello della sfera personale. È quello che stiamo adesso annunciando. Poi c’è quello della sfera relazionale, ovviamente non riusciamo più a gestire le relazioni. Qui prendo la palla al balzo per aprire una grande parentesi dei giovani e quindi dei nuovi lavoratori. Ma soprattutto sul lavoro. Nella sfera lavorativa e quindi nella sfera produttiva, noi siamo diventati, attraverso la detrazione digitale, meno produttivi, ma anche meno creativi, ma anche in grado di prendere meno decisioni di lungo periodo, e questo è l’area manager.

Quindi queste sono le tre grandi sfere dove il digitale silenziosamente sta cambiando le nostre abitudini. La parola chiave è “abitudine”.

Primo step, io dico, noi dobbiamo ragionare, immaginare, noi dobbiamo pensarci come degli atleti. L’atleta (come un maratoneta o come un nuotatore) raggiunge la performance, cioè sta sul focus, sull’attenzione, quando ha un momento di distacco. Quindi che cosa significa? Che noi dobbiamo ricaricarci, come ricarichiamo lo smartphone, dobbiamo ricaricare anche noi. Quindi la prima consapevolezza è questa: capire che noi abbiamo bisogno di un momento di distacco dallo smartphone. Non possiamo stare sempre “accesi”, e quindi il primo consiglio che può essere banale, ma non lo è, è di eliminare o ridurre le notifiche, perché poi vedremo magari come le notifiche sono state progettate attraverso “l’economia della dopamina”, perché tutto si riconduce ad un gioco di dopamina. Che cosa significa? Che la notifica sprigiona la dopamina e la dopamina non è altro che un neurotrasmettitore di ricompensa e quindi ci fa sentire in qualche modo ricompensati, al centro dell’attenzione. E questo è un loop vertiginoso che automaticamente ci mantiene agganciati allo smartphone, come dicono in America: hoocked. Il senso è che questi strumenti, soprattutto le app, sono stati progettati affinché l’uomo medio, noi, passi più tempo sullo smartphone. Quindi, come fare a trascorrere più tempo? Attraverso la chimica dell’umano. In Italia vi è una situazione con un quadro preoccupante, nella misura in cui siamo uno dei paesi più esposti d’Europa e anche a livello mondiale. Questo ce lo dicono alcuni dati, basti pensare che il 70% degli italiani, entro i 15 minuti dal risveglio, controlla lo smartphone. Quindi questo è un dato piuttosto preoccupante, perché è come se noi durante la notte ci ricarichiamo, come noi mettiamo in ricarica lo smartphone, entro 15 minuti ci stiamo già scaricando. Quindi qual è lo scenario? Lo scenario è quello di prendere consapevolezza di come queste azioni oggi si proietteranno all’interno di una società con un “mental wellness”, quindi con una sanità mentale, abbastanza preoccupante. Quindi questo perché la detrazione provoca dei danni sia a livello chimico ma anche comportamentale.

C’è tanta consapevolezza dal punto di vista aziendale, ultimamente. Questo perché un imprenditore, ossia un manager, riesce adesso a comprendere i costi della mancata produttività e innalzamento dei costi sanitari e assicurativi. Questo perché il manager è più propenso ad andare in “born out”, ad andare in esaurimento nervoso».

 

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