Armi: significato psicologico nella nostra cultura

Qual è il significato psicologico delle armi nella nostra cultura? L’uso corretto delle armi, come nelle arti marziali, essendo un concetto insito nel nostro inconscio collettivo, può essere propedeutico per migliorare la personalità? Quanto incidono i mass media nell’incrementare il desiderio all’uso delle armi?

Intervista alla psicologa: dottoressa Silvia Vegetti Finzi (già docente di psicologia dinamica all’Università di Pavia), tratta dal programma radiofonico “6 su radio 1” di venerdì 18 febbraio scorso.

«Formazione e motivazione, escludiamo il possesso di armi e la vendita di armi da parte di minori, questo non se ne parla neppure secondo me, perché non c’è la maturità necessaria; ricordo che la maturità emotiva si raggiunge ormai a ventiquattro anni, ormai è stato provato anche dal punto di vista neurofisiologico. D’altra parte credo anch’io che una criminalizzazione delle armi in quanto tali sia controproducente, nel senso che l’arma può essere detenuta anche a scopi sportivi. Pensiamo anche alle Olimpiadi in atto sulla neve: esiste lo sci con un’arma puntata. Quindi dipende dalla motivazione.

La nostra cultura è una cultura fondata sulla guerra e sulle armi, quindi è nell’inconscio collettivo il possesso delle armi e l’uso delle armi; ci sono degli immaginari maschili molto forti in questo senso, i bambini cominciano a sparare a tre anni, anche con un rametto o con un bastone, quindi è molto importante la formazione. Più si lavora col dare parole, immagini, motivazioni, senso al possesso delle armi e meglio è. Quindi benissimo introdurre la storia militare, all’interno della scuola, e anche la conoscenza storica delle armi, perché più diamo le armi in pugno alla ragione, alla motivazione e al senso e meglio è.

L’arma è un grandissimo desiderio, perché nel suo immaginario qualsiasi adolescente spara, basta pensare poi a tutti gli input che riceve dalle immagini televisive o filmiche. I due terzi dei racconti televisivi, da quelli polizieschi, a quelli dell’orrore, a quelli militari, si basano sulle armi, sullo sparare e sull’uccidere. Quindi le motivazioni, le suggestioni, sono fortissime, non vanno lasciate a se stante, ma vanno sempre connesse ad un senso: Perché sparare? Che senso ha? Quali sono le conseguenze? Evitare appunto che l’adolescente lavori in un immaginario solitario, che spesso diventa onnipotente». Tratto dal programma radiofonico (scaricabile in podcast) “6 su radio 1 – prima parte” del 16 febbraio 2018

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