La realtà è unica, ma la verità con cui la viviamo è relativa e specifica per ogni individuo.
Il corpo è mosso dalla mente, la mente è programmata dall’esperienza ma è anche dotata di elementi innati, presenti nel dna fin dal concepimento e che si sono sviluppate nell’evoluzione terrena da esseri unicellulari a primati e poi da primati a Homo sapiens.
Un ragazzo ed una ragazza si frequentano, hanno esperienze insieme, poi decidono di convivere, da quel momento scoprono giorno per giorno l’esperienza nuova di dover condividere gli stessi spazi vitali, spese, malattie ecc. In questa condizione “acerba” viene concepito e nasce un figlio; i neo-genitori, inesperti, vivono per la prima volta un’esperienza così importante ed irreversibile. Poi il figlio cresce ed in una famiglia ora composta da tre persone, con due genitori più maturi nella convivenza, con una esperienza maggiore nel ruolo genitoriale, nasce un secondo figlio. Anche se geneticamente i genitori dei due fratelli sono gli stessi, l’ambiente famigliare, le emozioni, le dinamiche psicologiche in atto sono ovviamente differenti e si può ben dire che a livello psichico i due fratelli abbiano… genitori diversi.
Una persona condivide il suo ambiente con un cane ed un gatto, l’essere umano ha la capacità di vedere dei colori che il cane e il gatto non vedono, il cane ha la capacità di percepire odori e ultrasuoni che l’essere umano non può sentire, pur vivendogli accanto. Il gatto è in grado di vedere gli infrarossi, perciò mentre per l’uomo l’ambiente è buio, per il gatto vi è luce. Se per caso in quel luogo passasse un’ape, essendo questo che questo insetto non è in grado di distinguere il verde dal grigio, ecco che l’uomo, potendoli discernere, vedrebbe degli oggetti grigi su un tavolo verde, per l’ape non sarebbe possibile. L’ambiente è lo stesso, ma il modo con cui lo percepiamo è differente, quindi viviamo in mondi soggettivamente diversi pur essendo nella stessa realtà oggettiva.
In un’aula, su un banco, è stato lasciato un foglio di carta con su delle frasi scritte a biro. Nell’aula entra una persona, vede il biglietto, legge la scritta. Nell’aula entrano un analfabeta, vede il biglietto ma non può leggere la scritta, comprende solo degli scarabocchi. Nell’aula entra un grafologo, vede il biglietto e per caratteristica professionale, ignorando le frasi scritte, si sofferma sul carattere della persona che ha vergato il messaggio. Nell’aula entra un perito grafico, vede il biglietto e la sua attenzione si posa sul tipo di inchiostro usato, sulla grammatura della carta, sulla vetustà del messaggio. Ognuno di noi, nella stessa realtà oggettiva, ha un’esperienza soggettiva peculiare.
Colei che per me è mia mamma, per mio fratello è una mamma diversa, ma per nostro padre è una moglie, per i nostri nonni è una figlia, per nostra zia è una sorella, per i nostri figli è una nonna e così via. Solo “io” sono totipotente nella mia interezza, gli altri in me possono proiettare una parte di loro, ma non possono conoscermi interamente.
La realtà è unica, ma l’interpretazione della realtà è personale, in base a come viviamo la realtà, facciamo delle scelte, in base alle scelte, modifichiamo la realtà. Realtà e scelte sono indissolubili, in ogni istante modifichiamo il mondo con delle opzioni che sono state motivate dagli innumerevoli passaggi precedenti e tutte le decisioni sono indissolubilmente legate alla nostra soggettività.
Il corpo fisico è il risultato delle decisioni prese dall’intera umanità per adattarsi alle ere in cui si è evoluta. Il nostro corpo fisico, nei limiti genetici, è modellato dalle scelte che prendiamo in ogni istante: curvando la schiena quando sentiamo un carico eccessivo sulle nostre spalle; riempiendo di catarri la respirazione quando non ci sentiamo autonomi; “sentendo” dolore alle orecchie quando non vogliamo udire i messaggi che giungono dal mondo esterno (orecchio destro) o dall’interiorità (orecchio sinistro); infortunandoci gambe e piedi quando ci troviamo impediti a realizzare le nostre intenzioni. Noi con le nostre scelte ci siamo messi in condizione di vivere quell’incidente che all’apparenza è frutto di una coincidenza fortuita e inevitabile: miliardi di scelte precedenti ci hanno portato lì in quel momento con quelle caratteristiche, “nel caos non esiste il caso”.