A parte il suo utilizzo per rendere aspro (gutturale) il suono delle lettere C e G, oppure per differenziare il verbo dalla preposizione (nella lingua italiana), l’importanza ancestrale della lettera H è fondamentale perché in sé racchiude l’origine stessa della nostra esistenza.
Al momento del primo respiro (nascita), prima di aspirare l’aria, occorre creare una “tensione”.
Per spiegare questo meccanismo, gli antichi egizi per la lettera H adottarono il simbolo di una corda intrecciata tre volte su se stessa.
Prendiamo una robusta corda, stringiamola su se stessa, la corda si irrigidisce e, quando la lasciamo andare di colpo, si sviluppa espandendosi con potente energia, come fosse una frusta rotante.
Allo stesso modo, comprimendo e poi decomprimendo di colpo il tronco, i polmoni si espandono per ricevere aria e mettere in moto la respirazione autonoma.
Nel pronto soccorso, la stessa dinamica è messa in moto con il massaggio cardiaco, associato alla respirazione bocca a bocca.
Nelle Arti Marziali, prima di eseguire la tecnica, si passa da una fase il più possibile rilassata ad una di estrema tensione; così si “carica” il colpo di energia potenziale, che sarà istantaneamente convogliata e “scaricata” sull’avversario.
L’H è perciò il simbolo di quella forza primigenia che sta alla base della vita: è il passaggio dall’inerzia (vuoto, senza suono, senza forma) all’attività; è la tensione che porta il bambino a nascere, facendo il primo respiro.
Il nostro rapporto con questa lettera è profondamente metafisico.
Il fatto che nel nostro alfabeto corsivo l’H abbia un’asola (come la L) potenzia la qualità “mentale-immaginativa” del suo carattere grafologico.
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