Consumismo? No grazie!

Quante volte ci è capitato di utilizzare degli oggetti di plastica che dopo poco tempo si sono deteriorati e rotti?

Il fatto che la durata di certi prodotti presenti nei supermercati sia breve, oggi è una certezza, ma cinquant’anni fa non era così.

pur essendo stata utilizzata quotidianamente per mezzo secolo, una bacinella di plastica degli anni ’60 è ancora integra

Negli anni ’60 durante il famoso programma “Carosello“, il comico Gino Bramieri, allora decisamente sovrappeso, si dilettava a scivolare lungo una scalinata, stando dentro una bacinella di plastica “Moplen“. Lo scopo della pubblicità era quello di dimostrare la “resistenza” della plastica, grazie al brevetto innovativo della ditta di Montecatini.

Come una Fenice che si rigenera dalle proprie ceneri, i prodotti derivati dal petrolio contengono l’intrinseco potere delle immense foreste che dominarono la terra per milioni di anni.

Lampadina elettrica accesa per la prima volta il 18 giugno 1901 e ancora funzionante 110 anni dopo (screenshot tratto da video telegiornale statunitense)

Quando (con lo sviluppo della psicanalisi, contemporanea alla scoperta del pianeta Plutone [Ade: divinità del Regno delle Ombre]) il popolo consapevolizzò il potere personale e la dignità psicologica di ogni individuo, al di là di razza e ceto sociale, la tecnologia portò alla produzione di beni di consumo durevoli, come ad esempio una lampadina elettrica che, accesa per la prima volta nel 1901, quasi ininterrottamente, illumina da oltre centodieci anni un teatro.

Bottiglia svizzera di acqua minerale, riutilizzata dal 1966

Ma un arcaico potere aristocratico-feudale ha tentato di bloccare questo processo di conoscenza e risveglio, proponendo nuovi prodotti che, pur partendo dalla stessa materia prima, si deteriorino e suggeriscano, erroneamente, che la durata della vita è breve e che ciò che si rompe non è riparabile.

Cerchiamo di mantenere accesa la lampadina elettrica della nostra mente.

Il pianeta Plutone

Tutte le resistentissime scorie degli oggetti che quotidianamente divengono obsoleti, vanno a nutrire montagne di rifiuti che con il loro immondo effluvio, ammorbano l’arido paesaggio delle moderne periferie urbane.

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