Da un racconto dello scrittore Mauro Corona (tratto dal libro “Nel legno e nella pietra” – Mondadori Edizioni), si scopre come l’antica saggezza popolare italiana fosse vicinissima all’antica cultura della civiltà Egizia.
Parlando della credenza che nei pressi delle lapidi e dei capitelli continuino a vagare gli spiriti dei defunti che in quel punto subirono dei destini tragici, Mauro Corona trae dalle parole della nonna, vecchia montanara friulana, la credenza di cosa siano “anima e spirito”: “L’anima è all’interno del cuore, ed è piccola come una monetina da cinque lire. Quando si muore, salta fuori e vola via. Lo spirito, invece, è l’uomo tutto intero, solo che, quando la monetina è volata via, il corpo non si vede più perché diventa aria ma è sempre presente vicino ai vivi“.
A volte una soluzione più ai misteri della vita la si può trovare nella memoria storica dei nostri antenati, basta ascoltarli, anche se oggi loro non ci sono più fisicamente, continuano a parlarci, quando ripetiamo i loro semplici ma veritieri proverbi.
Nell’Antico Egitto lo studio del natura della vita e del mistero dek KARMA e della “vita oltre la vita” durò e si perfezionò per millenni. La Civiltà egizia semplificò le forme energetiche di quella che oggi è definita volgarmente “anima” in tre essenze principali: l’Akh, impersonale, che “vola” via dopo la morte di un essere; il Ba, che è la personalità dell’anima e persiste come “spirito” dopo la morte del corpo fisico; il Ka, che è il temperamento, cioè l’energia caratteriale della persona (quella che in parte si può desumere da un tema natale o da un esame grafologico).
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