Durante la prima fase di crescita, come già avvenne per il feto nell’utero materno, il neonato rivive il passaggio dei vari stadi evolutivi: pesce, anfibio, rettile, uomo.
Lo striscio è una fase indispensabile da viversi nello sviluppo del bambino.
Abituato a “navigare” nel liquido amniotico, ecco che con piccoli esperimenti quotidiani il bambino pian piano cerca di muovere il corpo nell’ambiente circostante, prendendo coscienza della propria massa corporea e della natura del terreno (ruvidità, temperatura, consistenza), sensibilizzando la propria percezione delle sensazioni tattili.
Lo striscio è eseguito prevalentemente durante il sonno, il bambino è posto in un certo punto del lettino e dopo alcune ore lo si “ritrova” in tutt’altro).
Da sottolineare poi l’importanza del graduale passaggio dalla fase di striscio a quella di carponi, che aiuta il bambino a coordinare il movimento degli arti e a convergere la vista.
Per comprendere l’importanza del tatto nel corpo umano, si pensi che da millenni una delle torture più crudeli inventate dall’umanità consiste nel privare la vittima della possibilità di movimento (ad esempio tenendola legata per un tempo eccessivo su una superficie estremamente morbida in ambiente insonorizzato e buio), in modo da farle perdere il senso del tatto e dell’orientamento. Questa tortura è volta a far impazzire la vittima, che resta cosciente ma senza più nessun punto di riferimento con l’ambiente esterno, come se fosse imprigionata nella propria mente.
Senza arrivare a questi terribili eccessi, la vita cittadina moderna è però basata su un’infanzia spesso privata dello striscio (pochi bambini hanno la fortuna di poter strisciare sulla terra o sull’erba come i loro antenati), ma anche e soprattutto nell’età adulta, è raro ed occasionale poter strisciare per mantenere vivo e vigile il corpo nella sua capacità di “sentire” con il tatto.
Esercitarsi nello striscio, come negli allenamenti tipici della Lotta (Judo, Jiu-jitsu) aiuta ad essere sensibili e concreti, presenti e coscienti.
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