Felicità
Quali valori ci accompagnano negli ultimi istanti di vita? Per chi e per cosa essere felici?
Viarigi Maria Luigina avrebbe voluto scrivere il suo pensiero in proposito per farlo pubblicare sul giornale, in modo che tutti potessero trarne beneficio, soprattutto i giovani. Per una strana coincidenza il suo primo articolo, che comparve su “La Stampa” molti decenni fa, fu la recensione del film: “Lassù qualcuno mi ama” (con Paul Newman come protagonista) e per lei era un desiderio terminare la sua lunghissima carriera di pubblicazioni con un articolo sulla “felicità”.
La felicità è sempre presente ma tante, troppe, brutte cose la nascondono e… la seppelliscono; sta a noi la scelta di non guardare verso la terra che custodisce il corpo ma verso il cielo in cui il pensiero vive nell’eternità del tempo.
La sua condizione fisica terminale, all’ospedale, le ha permesso di scrivere in modo comprensibile purtroppo solo mezza pagina di quaderno. Con ostinazione ha cercato di proseguire ancora per alcune righe ma non c’è più riuscita; però gli sguardi, i gesti e le emozioni estraggono lo stesso l’essenza del concetto.
Lei, nonostante il dolore e la tristezza per la fine imminente, ha sempre cercato di infondere coraggio agli altri e infine ha ribadito con forza e chiarezza: “Voglio che si sappia come sono stata trattata con attenzione, affetto e umanità dal personale sanitario: mi ha reso felice”.
All’ospedale di Chivasso, in ginecologia, il giorno del trasferimento, le infermiere si sono riunite apposta per salutarla con un: “Buongiorno professoressa, faccia buon viaggio”, per incoraggiarla con compassione, tanto l’avevano presa a cuore, a volte parlandole in francese per mantenere “arzilla” la sua competenza di insegnante.
All’ospedale di Settimo torinese, fino all’ultimo, i miei occhi di figlio si sono specchiati in quelli della dottoressa, delle infermiere ed infermieri che l’hanno sostenuta in presenza per quasi dieci settimane di agonia e, senza parole che lo possano descrivere, insieme abbiamo letto la reciproca impronunciabile mestizia per la perdita di una donna che, nonostante l’età, il carattere complesso e la devastazione fisica, ha “scritto” con i fatti l’importanza di quei valori che non ha potuto più vergare con l’inchiostro su un foglio di carta.
Grazie dunque al personale degli ospedali di Chivasso e di Settimo torinese, al Comune di Lauriano (presso il quale fu anche Consigliere), agli amici e conoscenti di una vita e agli estranei che l’hanno frequentata solo adesso, per pochi giorni, ma che con il gesto, la presenza, lo sguardo, le hanno permesso di esprimere fino all’ultimo la sua voglia di informare, donare cultura e conoscenza.
Sabato 14 agosto è stata l’alba del suo tramonto, le mie parole, tratte dai suoi pensieri incompiuti, l’accompagnino: “La felicità è la consapevolezza di amare anche al di là della fine”.
Buon viaggio professoressa.
Sergio Sapetti
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