Un utente ci chiede:
“Avrei piacere, ( dato che non trovo nessuno al mondo a saper scrivere in stenografico )di sapere come si scrivono le parole “yen”, “sterlina” e “franco svizzero”. Grazieeee”
Eccoli in stenografia Cima:
Yen
La “i” (la y si fa nello stesso modo, perché si scrive il suono) è una linea orizzontale sul rigo di scrittura, la “e” è una curva discendente da destra a sinistra, con lieve pendenza, lunga mezzo corpo di scrittura, la “n” finale è un uncino che gira in senso orario, quindi all’interno della “e”.
Sterlina
La “s” è un uncino che gira in senso orario all’interno della “t” che è un segno curvo, orizzontale sulla linea di base. La “er” è una “e” allungata del doppio per indicare il suono “r” perciò si scrive lunga un corpo di scrittura (non mezzo corpo come una normale “e”). La “l” è un cerchio scritto con sveltezza (quindi in tal caso assume una forma affusolata) che connette rapidamente la “er” alla successiva “i” (linea orizzontale piatta). La “n” finale è l’uncino che gira in senso orario. La “a” finale si omette.
Franco Svizzero
Franco: la “f” è un segno simile ad un ago con un’asola, è alto un corpo di scrittura, si appoggia sulla linea base, leggermente inclinato, movimento da destra a sinistra. Dove termina la “f” inizia la “ra” cioè una “a” rafforzata per indicare la “r”. La “ra” (a) è un segno contropendenza, cioè da sinistra verso destra, diritto, lungo mezzo corpo di scrittura, ovviamente rafforzato per dare suono alla “r”. La “n” è un cerchietto piccolo (grande la metà del cerchietto della “l”) che unisce armoniosamente la “ra” alla “ch”. La “ch” è un segno curvo, ascendente, lungo un corpo di scrittura, leggermente inclinato secondo la pendenza della scrittura. La “o” finale si omette.
Svizzero: La “s” è un uncino che gira in senso orario, andandosi ad unire laddove inizia la “v” che è nella sua posizione alfabetica, cioè appoggiata sulla linea base (si alza la “s”, non si abbassa la “v”). La “v” è come la “f” (ago con asola) ma con la gamba rafforzata per distinguere il segno più marcato come tono di voce. Il suono della vocale “i” è già compreso nella “vi” perciò la “i” in questo caso non si scrive. Dove termina la “v” (quindi sul rigo base) con un ritorno di polso, si verga la “z” che è un uncino (come la “s”) ma rafforzato (per rimarcarne il suono con tono più forte). La “z” si adatta come filetto d’unione armonioso al segno successivo che indica il suono “er”, quindi una “e” (segno curvo) lunga un corpo di scrittura, anziché mezzo, per indicare il suono “r”. La “o” finale si omette.
Come si vede vi è il simbolismo grafico a seconda del tono di voce relativo ad alcune sillabe:
ar, er, ir, or, ur (sillabe indirette con “r”): si indicano allungando del doppio il segno della vocale.
ra, re, ri, ro, ru (sillabe dirette con “r”): si indicano rafforzando il segno della vocale.
rar, rer, rir, ror, rur esempi rar(o), correr(e), ferir(e), orror(e), Rurh (bacino della Rurh, l’acca non ha suono e quindi non si scrive): si indicano allungando del doppio e rafforzando la vocale.
ci, gi, pi, bi, fi, vi, ni, mi contengono già il suono “i” perciò dopo queste consonanti la “i” si omette.
La stenografia Cima è logica, pratica, semplice, fonetica, ma rispetta alcune regole grammaticali (la qu contiene la “u” perciò la “u” non si scrive, ma se devo scrivere “cuore” uso la “ch”, se devo scrivere “quota”, uso la “qu”).
L’importanza della direzione e della dimensione dei segni è fondamentale: lo stesso segno verso l’alto o verso il basso ha due significati diversi (esempio “ci” suono dolce, e “ch” suono aspro; oppure “l” cerchio più grande, “n” centrale di sillaba, cerchio più piccolo, se li confondo la parola salto diventa… santo). La precisione grafica dell’ortostenocalligrafia è dunque fondamentale, non esiste “stenografia” scritta male, serve a nulla, è sono un pasticcio, o si scrive bene e giusto, o la stenografia è inutile.
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