Poesia e Storia: mani callose

Publio Oviconius Ingenuos partì da Bodincomago (Lauriano) per diventare pretoriano a Roma, circa venti secoli fa. Morì ventunenne e la sua epigrafe ci permette di ricordarne ancora oggi l’antica memoria. Le pietre della villa presso la quale probabilmente visse da bambino e ragazzo sono ancora incastonate nei muri dell’odierno paese, dopo secoli e secoli di riutilizzi. Il suo pensiero, fissato dall’ultimo sguardo al borgo, vive in essi.

Mani callose

Ingenuo sguardo riposa su marmo,

poi galoppa in groppa al destino, 

acerbo è fato che gli è riservato. 

Tempo abbatte la solida pietra, 

erte colonne coperte dal fango. 

Mani callose raccolgono ruderi:

l’antica villa diventa castello.  

Animo gelido sgretola  malta.

Giacciono a terra le torri possenti. 

Mani callose raccolgono ruderi. 

Dov’era il castello c’è fattoria. 

Rumori e motori cambian il mondo, 

mani callose raccolgono ruderi, 

la fattoria diventa una casa.

Muro di casa contieni memoria, 

un pezzo di marmo ricco di storia, 

mani callose riposano quiete, 

mentre lo sguardo si posa sul marmo. 

Dal tempo sorge l’antico pensiero, 

fisso per sempre su solida pietra.

 

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