Dai racconti famigliari, e dai documenti trovati, il secondo “trombettista”, quello ritratto nel quadro della Breccia di Porta Pia, dovrebbe essere il Caporale Trombettiere Gibello Domenico detto “Sono io”, di Lauriano.
Origine del soprannome “Sono io”: Da bambino era stato incaricato di portare «‘l barachin del lait» che a Lauriano si diceva (lacc) che sarebbe il pentolino del latte a una signora che parlava solo in italiano. Arrivato a destinazione, bussava o suonava il campanello. Immancabilmente alla domanda: Chi è? Lui rispondeva: Sono io!
La Breccia di Porta Pia (dai racconti tramandati a Nichelino): Il Papa, circondato dalle truppe del Regno d’Italia, minaccia la scomunica dei militari e dei parenti per 6 generazioni. Tra i soldati piemontesi l’inquietudine è palese e il generale Cadorna non ordina di sparare il primo colpo di cannone.
Ma quando un soldato italiano è colpito a morte, il suo diretto superiore, Capitano Giacomo Segre (nato a Saluzzo da famiglia di Nichelino), essendo ebreo, perciò non importandogli della minaccia della scomunica papale, reagisce e dà l’ordine: i suoi cannoni iniziano a sparare.
Sono le 5.20 del 20 settembre 1870. Dopo 888 colpi le possenti Mura Aureliane cedono.
Il capitano Giacomo Segre (1839 – 1894), allora trentunenne, era il comandante della V batteria pesante del IX reggimento di artiglieria.
Racconto di Serafino Avalle
pronipote di Gibello Domenico, detto “Sono io” o il “Bersagliere”
A cura di “Laberianum” gruppo storico di Lauriano.
- Fotografia di una scolaresca dell’800 trovata tra i documenti di Domenico Gibello
- Domenico Gibello “Sono io”
- 1° Gennaio 1869, promosso caporale,1° Febbraio 1870 promosso caporale trombettiere.In base alla Legge del 19 Luglio 1871 Ferma a tempo e non più 12 anni
- 1868 Bersagliere volontario, per 12 anni.42° Battaglione – 4° Compagnia
- Gruppo di laurianesi, “Sono io” è in piedi con il cappello in testa, accanto alla bandiera
- Domenico Gibello con i nipoti Sicco Serafino (detto Firo) e Margherita (mamma di Serafino Avalle)
Si ringrazia Serafino Avalle per la condivisione della storia e la gentile concessione delle immagini.
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