Il gruppo storico Laberianum si sta occupando dell’interpretazione e dello studio delle epigrafi che confermano l’esistenza dell’antico villaggio celtico di Bodincomago.
Una epigrafe permette ai posteri di avere notizie certe su persone, luoghi e avvenimenti del passato, o comunque di avere la conferma che in passato già si parlava e si conoscevano determinati argomenti.
Come in un’indagine grafologica e basandosi sull’interpretazione delle abbreviazioni (stenografia), pian piano si possono desumere molte notizie da poche parole.
La prima epigrafe che prendiamo in considerazione è la riproduzione di una lapide antico romana che, utilizzata fino al rinascimento come altare di una chiesa, fu poi riconosciuta come reperto archeologico importante, esposta all’esterno della chiesa fino alla sua rovina per le intemperie e quindi sostituita con una identica “moderna” che purtroppo ora è a sua volta in pessime condizioni di conservazione.
Si tratta della lapide funeraria di Lollius Masculus, incastonata nel muro della chiesa di San Sebastiano a Pessine di Odalengo Piccolo (AL). Di questa lapide già proponemmo un articolo nei mesi scorsi:
Lollius Masculus Bodincomagensis un “laurianese” di 20 secoli fa
“T. LOLLIUS T F MASCULUS IIIIVIR BODINCOMAGENSIS POSITUS PROPTER VIAM UT DICANT PRAETEREUNTES LOLLI AVE”
Cos’è una epigrafe tombale?
Le epigrafi tombali tipicamente erano poste lungo le strade, in entrata e in uscita dalla città; di modo che tutti potessero vedere, fermarsi, osservare la ricchezza della famiglia che aveva fatto costruire quel monumento (per sé, per sé e la moglie ecc.). elementi tipici, il nome, il patronimico, la carica (se rivestita, perché era segno di lustro per la famiglia), compare anche la tribù (qui manca, altrove è per es indicata come POL). Presente anche il motivo di realizzazione dell’epigrafe es per sé e i suoi familiari, per sé e la moglie… (talora si realizzavano quando i futuri defunti erano ancora in vita, un po’ come le tombe di famiglia oggi). Spesso il testo invitava il passante a fermarsi e ad avere un piccolo pensiero per il defunto. In una società che credeva nella religione contrattualistica romana, mancava l’idea di sopravvivenza dell’anima dopo la morte: si può solo lasciare traccia di sé in questo modo, parlando dalla tomba ai vivi, chiedendo un gesto di pietas. Si spiegano così: positus propter viam (posto vicino, accanto alla via) e la menzione dei passanti: praetereuntes e il loro saluto finale.
Cosa si desume da questa epigrafe?
- Lollius faceva parte della nobile e importante famiglia antico romana dei Lolli.
- Era un “Quattorviro”, per accedere a tale carica importantissima (praticamente era l’equivalente del “Console” ma in una colonia, anziché a Roma, doveva avere concluso un ben preciso curriculum prestigioso.
- Un Quattorviro NON poteva essere: un disonorato, un traditore, un ladro, un truffatore, un gladiatore, un pregiudicato ecc.
- Lollius pur essendo un nobile romano con una carriera prestigiosa, ci teneva a far sapere ai posteri di essere originario di Bodincomago.
- Perciò Bodincomago in tale epoca (si presume tra il I e il II secolo d.c.) non era più un villaggio celtico ma ormai era una località romanizzata. Da Plinio il Vecchio sappiamo che Bodincomago era “vicinissima” a Industria, coesisteva nella stessa epoca, pur avendo origini ben più antiche, e si trovava alle pendici delle colline più alte (probabilmente l’attuale Lauriano, come cerchiamo di dimostrare).
- Se Industria e Bodincomago fossero state la stessa località, probabilmente il nobile romano avrebbe fatto scrivere il nome latino e non quello celtico sulla sua lapide.
- Se Bodincomago fosse stato esclusivamente un villaggio celtico sul Po, ormai colonizzato dai romani, e non fosse stato trasformato in un vero centro abitato romano, non avrebbe ospitato le abitazioni (Ville) di famiglie romane così importanti come invece si desume dalle nostre ricerche (le famiglie: Lollia, Laberia, Cornelia).
- La tomba di Lollio non si trovava la dove lui era nato, altrimenti non avrebbe avuto senso sottolinearne l’origine nell’epigrafe. Perciò Bodincomago era distante dalla tomba che forse si trovava nella zona di Odalengo (purtroppo sappiamo dove fu utilizzata l’epigrafe come altare cristiano, ma non da quale luogo fu estratta originariamente, si può presumere però che non abbia fatto un grande viaggio per essere riutilizzata).
Interpretazione:
“T. LOLLIUS T F MASCULUS IIIIVIR BODINCOMAGENSIS POSITUS PROPTER VIAM UT DICANT PRAETEREUNTES LOLLI AVE”.
Nostra interpretazione dell’epigrafe:
Tito Lollio, figlio di Tito, Masculo (in caso di testo recante T. Lollius, T. F.)
Tito Lollio, (figlio) di Tito Lollio (in caso di testo recante T. Lolli) Masculo Quattuorviro Bodincomagese
Posto accanto alla via (in caso di testo recante Positus propter viam)
Qui posto accanto alla via (in caso di testo recante Hic propter viam positus) affinché i passanti dicano
Lollio, addio! (in caso di testo recante Lolli ave)
Lollio, stammi bene/addio (in caso di testo recante Lolli vale -in realtà le due formule di commiato si equivalgono)
(Interpretazione epigrafica della professoressa Arianna Brondolo – Laberianum)
Iscrizione funeraria ha ruolo passivo e attivo:
- passivo perché si pone come mezzo per perpetrare la memoria del defunto a livello pubblico
- attivo perché si pone come mezzo per acquisire approvazione da parte della comunità e fornire impulso alla crescita della comunità stessa
La carriera politica nelle città dell’impero
-essa era destinata all’élite locali, dalle quali provenivano i magistrati (coloro che rivestono gli honores, le cariche) e i decurioni (coloro che si riuniscono nella curia, il Senato locale)
-da un pdv sociale, le élite locali comprendevano un insieme variegato di persone
-le città dell’impero avevano delle carriere politiche autonome: per accedervi requisito essenziale era anzitutto il patrimonio, poi non meno importante l’onorabilità (occorreva essere moralmente idonei a rivestire una carica)
-un documento noto come Tavola di Eraclea, di età cesariana, indica per es. quali devono essere le caratteristiche di un decurione:
NON può rivestire la carica
- chi è stato condannato per furto o ha patteggiato per esso
- chi è stato condannato in giudizio per non avere rispettato un contratto fiduciario, una faccenda di tutela, di mandato, di frode
- chi è stato ingaggiato per combattere (come gladiatore)
- chi è stato condannato a Roma in un processo pubblico e non ha il permesso di risiedere in Italia e non ha ancora recuperato l’integrità dei suoi diritti
- chi è stato condannato in un processo pubblico nel municipio/colonia/prefettura/foro/conciliabolo
- chi è stato condannato per calunnia o collusione con la parte avversa
- chi è stato respinto dall’esercito per un comportamento disonorevole
- chi ha accettato una ricompensa per aver portato la testa di un cittadino romano
- chi ha guadagnato del denaro con il proprio corpo o ha allenato gladiatori o si è esibito in scena o chi è prosseneta
-la carriera municipale spesso viene riportata nelle iscrizioni, perché costituiva ragione di orgoglio per la famiglia mostrare che un proprio membro aveva una carriera bene avviata o ben riuscita
(Fonte: S. Giorcelli Bersani, Epigrafia e Storia di Roma)
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