La “difesa personale” non si improvvisa e deve essere rispettosa delle leggi, per non passare dalla parte del torto.
Le aggressioni reali possono avvenire per strada, in negozio, come fra le mura domestiche; per motivi di violenza sessuale, rapina, terrorismo ecc. ma anche per motivi futili (ad esempio un litigio verbale che degenera).
Nelle aggressioni reali non ci sono regole, ogni oggetto può diventare un’arma, l’avversario potrebbe essersi “fatto” di stupefacenti che ne alterano i sensi e il ragionamento.
Di fronte a questi pericoli reali e sempre frequenti, la vittima (che in genere è stata “scelta” non a caso dall’aggressore), per non soccombere, deve avere ben chiare delle regole base che le permettano di sopravvivere alla violenza.
La Difesa Personale (self defense) è il “proprio stile di difesa”. Non si tratta solo di “difendersi” bensì di PROTEGGERSI.
Essere protetti significa eseguire un lavoro di intelligence, per evitare a priori di essere potenziali “vittime”, evitando quindi di adottare atteggiamenti trascurati, distratti o succubi che invoglino un malintenzionato a sceglierci come “prede”. Se poi si è costretti al conflitto, meglio prendere in considerazione ogni via di fuga, ogni tipo di arma a nostra disposizione e cercare per quanto sia possibile di rimanere calmi e presenti, per studiare la migliore strategia per salvarsi.
Ognuno di noi ha delle peculiari caratteristiche: peso, altezza, età, forza muscolare, scioltezza articolare ecc. quindi lo stile di combattimento di una persona non può essere equiparabile a quello di un’altra, bensì, sotto l’attenta guida di un Maestro esperto, dovrà essere personalizzato e reso “unico”.
Lo stile di difesa personale è diverso per un uomo o per una donna, avendo strutture muscolari ed ossee differenti e rischiando a volte modalità diverse di aggressione. Inoltre lo stile di difesa personale deve essere adeguato in base ai cambiamenti di età: un giovane atleta e con articolazioni sane ed elastiche, avrà un metodo di difesa diverso da un anziano sedentario, sovrappeso, rigido nelle articolazioni e magari avente i postumi di vari acciacchi accumulati negli anni.
Lo stile di difesa deve anche tenere conto di poter essere duttile e facilmente applicabile in condizioni estreme, cioè nel caso in cui ci si debba difendere mentre si è menomati da una ferita (magari occorsa nel combattimento stesso) o da una malattia (se venissimo aggrediti mentre siamo febbricitanti per una malattia che facciamo? Diciamo all’aggressore: “scusi, mi minacci fra qualche giorno, ora sto male?!).
Lo stile personale deve anche essere “modellato” in base ai vestiti che si indossano: chi vive soprattutto in “giacca e cravatta” dovrà sapersi difendere, indossando tale abbigliamento, ma è anche necessario sapersela cavare quando si è svestiti, con particolare attenzione ai piedi nudi che su terreno impervio ci impediscono di muoverci e correre con disinvoltura.
L’esperienza è l’unica vera differenza che permette al combattente di poter vincere in un confronto reale.
Tirare per anni “pugni e calci all’aria” non ha la stessa validità di formazione di un confronto continuo nel combattimento contro avversari veri. Le tecniche “segrete”, i colpi “mortali sui punti vitali” sono teorie di scarsa utilità pratica.
“One of my students was attacked in Stellenbosch and held at knife point. She went into shock but absorbed everything and managed to disarm the attacker and fight back and survive with only a little cut and some bruised hands. Thank God for keeping her safe”.
Tratto da TKMCape Town
L’inesperto si trova a disagio quando è circondato da più individui loschi, senza poter contare sull’aiuto di nessuno, in un ambiente angusto e buio, magari avendo timore non solo per la sua incolumità ma anche per quella dei suoi cari. La paura o la rabbia possono giocare a sfavore dell’aggredito, che si sente impotente e magari non si rende conto di avere ancora molte risorse a suo vantaggio.
L’Arte marziale ha quindi il compito di fornire una preparazione tecnica al combattimento, ma anche di preparare con il confronto diretto ad un combattimento reale, dove si “sentano” i colpi dell’avversario, dove si si renda conto di cosa significa essere proiettati, strangolati, bloccati in leva, minacciati con armi ecc. Non potrà mai essere come nella realtà, ma almeno si ha la percezione di cosa avviene in determinate condizioni e il corpo è abituato a rispondere automaticamente a questi stimoli, anticipando in modo istintuale la decisione ponderata dalla mente.
Per quanto però si possa essere abili e preparati, il confronto con più avversari è quasi sempre impossibile da sostenersi, a meno che non si mantenga la calma e la lucidità necessarie per evitare il più possibile di farsi circondare o sottomettere e cercando invece una via di fuga.
Se si è aggrediti da più avversari, avere lucidità, calma e un istante di vantaggio, si deve cercare di frapporre come uno scudo il primo aggressore di fronte agli altri, per potersi aprire un minimo varco e fuggire.
Se vi è una palese disparità di forze (gli avversari sono più di uno, sono armati ecc.) oltre che cercare a tutti i costi una via di fuga, è indispensabile procurarsi armi e scudi: una sedia o una giacca possono essere usate come protezione, una borsa ma anche un cellulare possono diventare strumenti per colpire dei punti delicati, ecc.
L’utilizzo di calci e pugni è da sconsigliarsi: a freddo, in un clima ostile, si rischia di sbagliare la tecnica, esponendosi troppo.
Viceversa riuscire a portare con velocità e precisione gomitate, ginocchiate, seguite, se possibile, da leve articolari, è un modo per sconcertare e cercare di allontanare momentaneamente l’aggressore, cercando poi subito una via di fuga.
Leave a Comment