Dall’accurata e professionale pubblicazione di Maggiore Dal Pozzo – Glossario etimologico piemontese, edita alla fine del XIX secolo, nel capitolo dedicato a “Popolo e dialetto piemontesi – parte prima” si ha una tabella che riporta con accuratezza quali sono in percentuale le influenze delle varie lingue sul dialetto piemontese:
48,9% gallico
35,7% latino
7% tedesco
2,9% spagnolo
1,9% celtico
1,9% slavo
1,5% greco
0,2% altri
n.b. tra gli “altri” vi è anche una influenza “russa” data dalla presenza dei soldati Sarmati in alcune zone del Piemonte come a Quadrata (attuale Verolengo-Borgo Revel, nei pressi di Chivasso) e fino ad Eporedia (Ivrea), o Salmour (cittadina del cuneese che trae il nome proprio da questa presenza). Questi soldati nel quarto secolo dopo cristo erano stati posti dall’impero romano a controllo di alcuni nostri territori. Tra le parole rimaste nel dialetto piemontese vi è l’esclamazione “countach” (parola che significa “perbacco o caspita ecc.” , cioè una esclamazione di estremo stupore, che fu pure utilizzata dalla Lamborghini per chiamare una sua prestigiosa automobile sportiva).
Dalle percentuali si evince che per quasi metà le parole piemontesi derivano dal gallico (a cui si aggiunga la modesta influenza del celtico) cioè la lingua parlata oltralpe da quelle popolazioni che furono protagoniste dei fumetti di Goscinny e Uderzo per rappresentare la combattiva tribù gallica che si opponeva all’ingerenza di Giulio Cesare e che vedeva come protagonisti Asterix e Obelix.
I fumetti di Asterix sono stati tradotti in molte lingue di tutto il mondo, forse però la loro “vera” essenza, a parte in gallico, si evincerebbe se nei fumetti parlassero in dialetto piemontese.
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p.s. “Boja fauss che bel pais”: per rimanere in tema, nell’immagine di copertina, ho scelto una esclamazione composta da parole piemontesi con origine provenzale e che avevano comunque una origine latina o greca.
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