L’essere umano è per natura un predatore (vedi pagina “occhi da predatore”), quindi nel corso della storia la guerra è stata presente in modo dominante nello sviluppo delle civiltà. Data la capacità umana di esasperare le facoltà personali, durante una battaglia, da sempre, gli appartenenti ad una tribù, un clan, un esercito ecc. cercano il più possibile di rimanere sotto la protezione del proprio gruppo, perché se fossero isolati e cadessero in mano nemica, per loro probabilmente significherebbe andare incontro a crudeli, sadiche e strazianti torture.
Nella confusione della lotta, vi sono due fondamentali punti di riferimento per capire dove sono gli alleati: la bandiera e il suono (di trombe o tamburi).
Il suono (inno) rispecchia il ritmo e le parole tipiche dell’educazione e della tradizione del gruppo di appartenenza.
La bandiera indica la zona amica, la salvezza, la possibilità di essere accolto e rinfrancato quando si è allo sbando (“sbando” da uscire dalla “banda” cioè dagli appartenenti alla stessa “bandiera”). Ecco perché in una battaglia, se chi regge la bandiera è colpito, è fondamentale che vi sia sempre subito qualcun altro pronto a prenderne il posto.
La bandiera ha un valore simbolico enorme perché è la garanzia dell’ospitalità e chi la espone ha la responsabilità di assicurare ai membri del suo gruppo (chiunque) assistenza e rispetto.
I significati ancestrali delle nostre qualità sono spesso ben evidenziati dai geroglifici dell’Antico Egitto (vedi articolo “Neter”); il simbolo geroglifico della bandiera era il “determinativo della divinità”, cioè, leggendo, si capiva che il discorso era relativo ad un Dio, se il suo nome era connesso a quello della bandiera.
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