Si sentono spesso ripetere le frasi: “Vi è una crisi mondiale”, “Noi cosa possiamo fare?!”, “Mai prima d’ora ci sono stati richiesti questi sacrifici” e così via.
L’enfasi con cui queste lamentele sono ripetute ignorantemente è impregnata dalla scarsa volontà di prendere bene in considerazione la realtà concreta della situazione. Se la crisi fosse “mondiale” la Terra sarebbe indebitata con…. altri pianeti! Questo sappiamo che è impossibile. Invece, la realtà è che come contrappeso a miliardi di persone che sopravvivono in estrema povertà o che hanno problemi economici gravi, vi sono milioni di nuovi ricchi, in varie parti del mondo, che bilanciano con il loro profitto la miseria altrui.
Ora mi rivolgo in modo specifico agli insegnanti di ogni ordine e grado, cioè a coloro che nutrono la crescita della futura vita umana.
Gli insegnanti, quelli veri, lavorano 24 ore al giorno, perché sono degli idealisti che si dedicano integralmente con dedizione alla loro “missione”. Quando dormono rielaborano i concetti e spesso al mattino si svegliano con l’idea nuova di come migliorare l’offerta formativa ai discenti. Quando sono per strada, pur rischiando gli insulti e le rimostranze degli ignoranti presuntuosi, richiamano all’ordine coloro che si comportano in modo maleducato. Il lavoro dell’insegnante, come quello del sacerdote, è totalizzante ed integrato in tutte le esperienze di vita, non si può quantificare con la “bollatura di un cartellino”. Un insegnante si aggiorna continuamente, perché è curioso, perché studia per il piacere di studiare e di informarsi, è perciò sempre all’avanguardia rispetto a chi è invece obbligato controvoglia a migliorarsi. Per l’insegnante “Mai prima d’ora ci fu richiesto….” non ha importanza, essendo rivolto al futuro e all’innovazione.
Cosa può fare un solo insegnante di fronte a degli ostacoli immensi, voluti da una dirigenza egoista, troppo grande per essere contrastata da chi, avendo come obiettivo la cultura e non il profitto di per se stesso, è apparentemente impotente di fronte alle richieste dei superiori?
Vediamo in breve l’esempio di Madre Teresa di Calcutta. Quando, giovanissima suora, realizzò il suo sogno e scese alla stazione di Calcutta piena di speranze, fu assalita da un’orda macilenta di mendicanti (per la maggior parte bambini) che, vedendo in lei un’altra occidentale da cui spillare qualche soldo, la soffocarono urlando e protendendo le mani per ricevere l’elemosina.
A questo punto cosa fa la giovane suora? Se desse i pochi soldi e la sua misera merenda si priverebbe della sua stessa sostanza vitale e lì finirebbe la sua missione. Se rifiutasse e scacciasse i questuanti, andrebbe contro la volontà stessa che la spinse con gioia a scegliere quel faticoso percorso di vita.
Allora decide di non fare nulla. Si siede e sta ferma, magari prega, magari medita, ma si estranea dalla folla. A poco a poco tutti se ne vanno, da soli, senza essere scacciati, perché capiscono che lì per loro c’è nulla. A quel punto lei si desta, guarda sotto la panca e vede un miserabile derelitto che non è neppure in grado di camminare. Lui è lì che l’aspetta e lei va da lui.
L’insegnante non si allarmi, resti in religiosa meditazione, lasci scorrere le emozioni di rabbia, rancore, ansia, paura, impotenza, creda nella sua missione, comprenda chi ha veramente bisogno della sua opera e vi si dedichi integralmente.
Così cambierà il mondo, riscrivendolo con la modalità insegnatagli dalla “matita di Dio”. Il resto verrà da sé, non abbia timore.
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