Di fronte alla tipica semplice frase “Io mangio una mela”, un alunno con delle difficoltà nell’elaborazione logico-intuitiva non è in grado di svolgere un’analisi della locuzione.
Sia chi ha delle disabilità, sia chi ha una “mente olistica“, non riesce a focalizzare l’attenzione così a lungo su tante parole e dettagli da prendere in considerazione con consequenzialità logica, è pazzesco, noioso e affaticante soffermarsi inutilmente su:
- Io: è il soggetto, cioè è colui che fa l’azione.
- Mangio: è il predicato verbale (verbo), indica l’azione compiuta dal soggetto.
- Una mela: è il complemento oggetto, completa il significato del predicato.
All’alunno che è di mente semplice o a chi è multitasking può essere agevole paragonare i vari elementi della frase a dei concetti pratici, visivi (meglio ancora se solidi). Ecco (sintetizzato) un esempio di lezione di sostegno relativa a questa frase (si immagini il docente che si sbracci ed enfatizzi con il tono di voce ed il gesto ogni frase):
«Nei Libri Sacri qual è il “Creatore” di tutti i Mondi e di tutti gli Universi? (Intanto con le mani si fanno ampi cerchi, si guarda per aria con sguardo mistico, la voce quasi ulula le parole con degli oooohhhhh di stupore!!!)…. è il “Verbo”: in principio vi era il Verbo! Allora MAI, dico MAI, può esserci una frase senza verbo! Il verbo è il “RE degli scacchi”, morto lui, fine della partita! Si va a casa! Hai perso!!! Quindi, per prima cosa nella frase si cerca il verbo! (E ci si avvicina all’alunno con lo sguardo fisso, come quello del Gatto e la Volpe che cercano di convincere Pinocchio a dar loro i soldi).»
Quando l’alunno ha trovato il verbo, si cerca il Soggetto dicendo: «Il soggetto sono io! Io mangio la mela, mica la mangia un altro la mia mela, guai!!! Io è il soggetto, non importa se sono maschio o femmina, il soggetto è come la “REGINA degli scacchi”, se muore, pazienza, la frase sta ancora in piedi, la partita continua, è difficile ma continua (vado a casa, mangio la mela, dormo fino alle dieci, sono frasi senza soggetto ma che si capiscono lo stesso). Ok?! Hai capito? Bene, allora “io” (non un altro) “mangio” (ah, che bello, sono proprio soddisfatto!”….. “ma che mangio?!” Un panino? Una brioches? Una carota? No, mangio una mela! Posso mangiare un mucchio di cose, ma qui, in questo caso, mangio una mela. Che oggetto mangio? Una mela! Mica posso mangiare un “soggetto”!!! Sarei un cannibale! Mica posso mangiare il verbo! Poi la frase non starebbe in piedi, cadrebbe per terra e si farebbe male! (Si assume un atteggiamento sgomento e dolorante).
Allora, mangio un oggetto, la mela è un oggetto che si mangia, perciò va bene, sono autorizzato a mangiarla, mamma e papà me lo permettono. Che cosa mangio?! (e l’alunno risponde: “Una mela”)… ecco, “che cosa” è la parola magica per sapere quale oggetto è mangiato da me (senza che se ne accorga, inserisco il passivo, messaggio subliminale per farlo ragionare inconsciamente sugli opposti). Questo oggetto come lo possiamo chiamare…. vediamo un po’…. è un “oggetto” perciò lo chiamiamo “complemento oggetto”…. complemento-complimenti hai scoperto cosa mangi! “Lo chiamiamo Complemento Oggetto” che è l’ALFIERE degli scacchi cioè è un capo dell’esercito che difende il RE e la REGINA dai cattivi che li vogliono mangiare.»
Quando spiego (a chiunque, non solo al disabile) enfatizzo il discorso con il gesto, il tono di voce, l’esempio, lo sconcerto, il gioco di parole, il messaggio subliminale per far riflettere inconsciamente su più livelli, e in più inserisco gli elementi fisici (oggetti, disegni, video, musiche ecc.) che rendano concreta l’esperienza.
Tutti i sensi sono stimolati e invito sempre a “sentire e percepire” il proprio corpo (respiro, battito cardiaco, calore corporeo, emotività ecc.) a seconda di cosa si sta imparando.
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