L’arte marziale come strumento inclusivo
La parola “arte” trae radice dall’ariano “ar”: mettere in moto, andare. L’arte marziale è perciò il cammino del combattimento. Ma, essendo arte, il combattimento non riguarda più il vero e proprio scontro fisico contro un nemico, bensì è trasceso in un quotidiano e costante allenamento volto alla gestione delle emozioni, all’armonizzazione del corpo, all’aspetto spirituale della vita.
Così come in occidente i “cavalieri” furono guerrieri ma anche portatori di principi etici e morali, in oriente le arti marziali furono diffuse a partire soprattutto dalla religione buddista e successivamente dalla filosofia Zen.
L’arte marziale è connessa anche alla medicina, alla psicologia e alla religione (esempio: le divinità Seckmet, egizia, e Kali, induista, entrambe contemporaneamente dotate di violenza terrificante e potere curativo; simili al mito del Centauro Chirone, allenatore degli “Dei” e dei “Semidei” e simbolo del potere della cura).
L’abilità di mantenere l’attenzione orientata in base al contesto, ma in sintonia con gli obiettivi personali, è tipica della meditazione Yoga che utilizza gesto e respirazione per infondere calma e benessere.
Il metodo di insegnamento lavora su tre livelli antropologici della personalità:
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sensoriale (corpo)
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psichico (mente)
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spirituale (coscienza)
Ogni azione compiuta in una delle tre dimensioni influenza più o meno profondamente anche le altre. Nella cultura orientale non si differenzia la mente dal corpo, intendendo che il pensiero modella il corpo, perché ci si muove in base a processi mentali logici, consci e inconsci; il corpo influenza il pensiero, inviando informazioni sensoriali e ponendo dei limiti strutturali nella possibilità di muoversi ed agire.
La coscienza è un piano di consapevolezza nel quale le decisioni sono prese per degli obiettivi che trascendono la mera sopravvivenza del mondo animale, sublimando le emozioni in sentimenti: siamo “esseri spirituali che stanno compiendo un’esperienza umana” (Giordano 2015).
La spontaneità del gesto generato da un’emozione è stata sviluppata in un atteggiamento corporeo semplice e adeguato al combattimento.
L’osservazione del contesto e l’orientamento nell’ambiente, permettono di decidere quali siano le tecniche con cui si deve agire, ottenendo il massimo risultato con il minimo sforzo.
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