Stadi di sviluppo neuromotorio nell’infanzia
Una importante differenza delle attuali generazioni rispetto alle precedenti è la riduzione dei movimenti infantili di sviluppo neuromotorio. Fino a qualche decennio fa, i bambini giocavano nelle aie e nei prati, rotolandosi per terra, lottando fra loro corpo a corpo, strusciando, gattonando, saltando, correndo e facendo capriole rocambolesche. Sapendo a mala pena stare a galla, si gettavano nei corsi d’acqua, sguazzando e nuotando spensierati. Si arrampicavano sugli alberi per raccogliere frutta, scavalcavano staccionate, si inerpicavano sui dirupi per raggiungere una fonte d’acqua e poi correvano a perdifiato fino a valle, tenendo in mano una brocca, senza perdere neanche una goccia del prezioso liquido. Spesso sulla loro pelle vi erano sbucciature e lividi.
Oggi le mamme apprensive vietano la maggior parte di queste naturali attività, bloccando lo slancio spontaneo dei figli, preferendo scarrozzarli in passeggino fino all’età dell’asilo perché così “sono più comodi e sotto controllo”. Queste mamme probabilmente, rendendo “soffice” la vita, credono di fare del bene ai loro figli, non sapendo che una delle pratiche di tortura più efferate per scardinare la volontà delle vittime è quella di renderle insensibili al tatto e all’equilibrio, immobilizzandole per lunghissimi periodi al buio e al silenzio nella bambagia o nell’acqua.
Si ha timore di sofferenze immediatamente evidenti (fratture, escoriazioni, infezioni) ma spesso non si considera la relazione che esiste tra lo sviluppo motorio e le successive difficoltà nella lettura, nella scrittura, nel calcolo e nei disturbi di comportamento. Si aiuta il benessere, togliendo responsabilità, ma così si indebolisce la volontà e si enfatizza la risposta emotiva in caso di stress.
Nei primissimi mesi e anni di vita i movimenti naturali stimolano lo sviluppo armonioso del corpo e, di conseguenza, delle capacità intellettive. Meno il bambino è lasciato muovere in modo naturale, meno il cervello riesce ad elaborare le connessioni neuronali che saranno poi la base per sviluppare le abilità dell’adulto: indipendenza oculo-motoria, visione binoculare, senso dell’equilibrio, propriocezione del corpo ecc. (Serenelli 2013).
Gli studi effettuati su campioni di bambini delle scuole materne italiane, ha permesso di ottenere dei sensibili miglioramenti nelle prestazioni di quei soggetti che hanno svolto dei percorsi di gioco-movimento creati apposta per stimolare la crescita armoniosa.
Si è notato che, rispetto ai bambini di pari età che non hanno svolto l’attività motoria specifica, all’ingresso della scuola elementare, chi si era allenato costantemente con l’attività di “gioco-motricità” ha presentato sensibili miglioramenti su:
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Controllo e coordinazione dei movimenti corporei di base.
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Indipendenza oculo-motoria.
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Progresso della convergenza visiva.
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Coordinazione della corsa in schema crociato.
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Aumento della sensibilità, in particolar modo di quella vestibolare, propriocettiva, tattile e della osservazione visiva e uditiva dettagliate.
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Sviluppo e coordinazione della prensione e della capacità manuale.
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Armonizzazione della respirazione.
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Potenziamento del tono muscolare.
È I’integrazione senso motoria che fornisce al bambino piccolo il significato dell’esperienza che sta vivendo, aiutandolo a concentrarsi nella selezione e nell’integrazione delle informazioni.
Il bambino crescerà, strutturando le funzioni mentali e sociali sulle fondamenta poste dai processi senso motori.
Il movimento stimola la produzione di nuove connessioni neuronali, aumentando la plasticità del sistema nervoso. Più il movimento è simile a quello tipico dei primi stadi di vita (striscio, rotolamento, prensione ecc.) più vi saranno stimoli adeguati per sviluppare in modo naturale il sistema nervoso (Catena 2013).
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